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11 Novembre 2024

Influenza aviaria, Stati Uniti estendono test. Scoperte infezioni asintomatiche nelle persone

Negli Usa, l’estensione delle misure di sorveglianza per il virus H5N1 da parte dei Cdc e dell’Usda punta a monitorare la diffusione asintomatica del virus tra lavoratori agricoli e la sua presenza negli allevamenti di suini e bovini

di Redazione Vet33


Influenza aviaria, Stati Uniti estendono test. Scoperte infezioni asintomatiche nelle persone

Negli Stati Uniti, le autorità sanitarie stanno potenziando le misure di sorveglianza per l’influenza aviaria in seguito al rilevamento di infezioni asintomatiche in lavoratori che sono stati esposti al virus e del primo caso registrato di H5N1 nei suini. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) hanno aggiornato le proprie linee guida, raccomandando test anche per chi non mostra sintomi, mentre il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense (Usda) ha aumentato i controlli sul latte. Cresce il timore per la diffusione del virus negli allevamenti.
 

Una sorveglianza più rigida

“I lavoratori agricoli che sono stati esposti ad animali affetti da influenza aviaria dovrebbero sottoporsi al test per il virus anche se non presentano sintomi”, afferma una nota dai Cdc del 7 novembre.

La modifica alle raccomandazioni dell’agenzia sui test arriva nello stesso momento in cui anche il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense ha ampliando i controlli sul latte per l’influenza aviaria, a dimostrazione della preoccupazione di entrambe le agenzie riguardo alla continua diffusione del virus negli allevamenti.
Secondo i dati dell’Usda, da marzo l’influenza aviaria si è diffusa in circa 450 aziende lattiero-casearie in 15 stati. I Cdc non hanno riscontrato mutazioni nel virus che potrebbero facilitare la trasmissione, né prove di diffusione da persona a persona. Da aprile, però, i casi umani identificati sono 46, e le associazioni di lavoratori agricoli ipotizzano che si tratti di dati sottostimati, in quanto molti evitano di sottoporsi ai test per paura delle ripercussioni economiche della quarantena o perché i loro sintomi sono troppo lievi per destare preoccupazione.

L’allarme degli esperti

“Potrebbero esserci individui che sono stati infettati dall’H5 ma che non ricordano di aver avuto sintomi. Ciò significa che noi della sanità pubblica dobbiamo allargare la rete in termini di chi viene sottoposto al test” ha affermato Nirav Shah, vicedirettore dei Cdc, durante una conferenza stampa.

Gli esperti ricordano che con la diffusione del virus, aumenta anche il rischio che possa infettare più facilmente gli esseri umani, il che potrebbe portare a una pandemia.
Secondo uno studio dei Cdc, i test effettuati su 115 lavoratori di aziende agricole lattiero-casearie nel Michigan e nel Colorado, esposti a mucche infette dal virus dell’influenza aviaria H5N1, hanno rilevato che il 7% di loro presentava prove di un’infezione pregressa, ma solo la metà ricordava di averne manifestati i sintomi.
Inoltre, lo studio sierologico condotto da giugno ad agosto ha rilevato la presenza di anticorpi al virus in otto lavoratori addetti alla mungitura e alla pulizia delle sale di mungitura.
I Cdc raccomandano di somministrare il farmaco antivirale Tamiflu ai lavoratori esposti ad alto rischio di esposizione ad animali malati e di ampliare le linee guida sui dispositivi di protezione dei lavoratori, tra cui la protezione degli occhi.

Il caso del maiale

Il 30 ottobre, in una fattoria dell’Oregon, un maiale è risultato positivo all’influenza aviaria per la prima volta negli Stati Uniti, preoccupando i virologi perché i maiali sono stati una fonte di precedenti pandemie umane. Il 6 novembre, l’Usda ha affermato che anche un secondo maiale nella fattoria era risultato positivo.
I maiali rappresentano un problema particolare per la diffusione dell'influenza aviaria perché possono essere coinfettati dai virus aviari e umani, che potrebbero scambiarsi geni per formare un nuovo virus più pericoloso, in grado di infettare più facilmente gli esseri umani.
L’Usda ha affermato che il caso non mette a repentaglio l’approvvigionamento di carne di maiale del Paese e che il rischio per la popolazione rimane basso. Il riscontro del virus in un piccolo allevamento, inoltre, rende l’infezione suina meno preoccupante di quanto si sarebbe verificato in un allevamento di suini commerciale.

CITATI: NIRAV SHAH
TAG: CDC, H5N1, INFLUENZA AVIARIA, STATI UNITI, SUINI, USDA

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