Alert sanitari
07 Novembre 2024Si tratta dei familiari di un paziente risultato positivo al clade 1b dopo un viaggio in Africa. Secondo Who Europe, la trasmissione locale dovrebbe essere l’impulso per i sistemi sanitari ad aumentare le misure di sorveglianza
Si torna a parlare di Mpox in Europa, dopo che sono stati confermati 2 casi autoctoni della variante clade Ib nel Regno Unito. Si tratta dei primi casi trasmessi localmente nella regione europea della Who, come evidenza l’agenzia Onu, i primi al di fuori dell’Africa da quando ad agosto è stata dichiarata per la seconda volta un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale. I due pazienti sono i familiari di una persona risultata positiva poco dopo essere rientrata da un viaggio in diversi Paesi africani.
Il Regno Unito ha confermato i primi casi locali di Mpox clade 1b, due familiari di una persona risultata positiva di rientro da un viaggio in diversi Paesi africani. Who Europa ha dichiarato che questi sono “i primi casi” che si sono verificati “fuori dall’Africa da quando è stata dichiarata per la seconda volta l’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale nell’agosto 2024”.
“Il rischio complessivo per la popolazione generale nel Regno Unito e nella regione più ampia rimane basso – ha dichiarato Hans Kluge, Direttore regionale di Who Europa – ma la trasmissione locale del clade 1b di Mpox dovrebbe essere l’impulso per i sistemi sanitari della nostra regione ad aumentare le misure di sorveglianza ed essere preparati per un rapido tracciamento dei contatti di casi sospetti e confermati”.
“Insieme, possiamo fermare la diffusione di Mpox” ha continuato Kluge. “Le persone che sospettano di essere infette devono anche essere incoraggiate a farsi avanti per i test, le cure e la prevenzione di ulteriori trasmissioni, libere da stigma e discriminazione”.
L’emergere di nuovi patogeni, sottolinea l’ufficio regionale dell’agenzia Onu, è un “sottoprodotto” del nostro mondo interconnesso. “Non è inaspettato che i contatti stretti e ad alto rischio di una persona infetta possano anche essere infettati da Mpox. Questa incertezza rappresenta tuttavia un rischio, come per qualsiasi epidemia di malattia in evoluzione”.
“Ecco perché – continua Who Europa – è essenziale che restiamo vigili per rilevare e rispondere ai casi sospetti e combattere lo stigma, le false informazioni e la paura, che spesso possono ostacolare gli sforzi di risposta e scoraggiare le persone dal cercare test o cure”. Nel frattempo, i Paesi devono “condividere le informazioni in modo rapido, completo e trasparente, consentendo ad altri di adottare misure appropriate per fermare la diffusione della malattia”.
“Mi congratulo con il Regno Unito per la sua pronta azione nel rilevare e controllare questo focolaio – ha commentato Kluge – per la comunicazione chiara e trasparente” che permette di “garantire una segnalazione tempestiva e per la condivisione dei dati. Ancora una volta, esorto tutti i 53 Stati membri della regione europea della Who a seguire le raccomandazioni permanenti” sul virus e “a migliorare la sorveglianza per rilevare i cladi I e II di Mpox, emettere consigli di salute pubblica e rafforzare l’accesso a vaccini e antivirali. È inoltre fondamentale fornire supporto ai contatti familiari stretti dei casi infetti. La Who – ha concluso – scoraggia qualsiasi restrizione commerciale o di viaggio”.
Le linee guida Who sulla vaccinazione contro Mpox rimangono invariate, al momento. Ove disponibili, i vaccini, efficaci contro entrambi i cladi, dovrebbero essere considerati prioritari per i gruppi a rischio, inclusi coloro che hanno maggiori probabilità di entrare in stretto contatto con casi infetti, “come gli operatori sanitari e le persone con più partner sessuali, inclusi gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini”.
In caso di contagio, indipendentemente dal clade, “il proprio medico consiglierà cosa fare durante la convalescenza e occorre seguire le indicazioni nazionali per sapere se questa convalescenza va fatta a casa o sono necessarie cure in una struttura sanitaria”.
“Sulla base della nostra esperienza con Mpox, sappiamo che cosa funziona: una forte sorveglianza per identificare i casi, isolamento e trattamento dei casi infetti, tracciamento dei contatti e attento monitoraggio dei contatti, una chiara comunicazione del rischio che affronti la paura e lo stigma e una regolare condivisione dei dati”.
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