Alert sanitari
13 Settembre 2024Per la prima volta, un team di ricercatori ha documentato il passaggio del virus SARS-CoV-2 dall’uomo ai cani. La variante Omicron BA.4.1 solleva nuove preoccupazioni per la salute pubblica e animale
La variante Omicron BA.4.1 del Covid-19 è stata rilevata per la prima volta in cani domestici, trasmessa direttamente dall’uomo. Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell’Università del Cile e pubblicato sulla rivista Veterinary Quarterly, conferma la capacità del virus di essere trasmesso tra specie diverse. La scoperta sottolinea il fatto che, per monitorare e prevenire future minacce sanitarie, è essenziale investire in una ricerca congiunta tra medicina veterinaria e umana.
Un gruppo di ricercatori guidato dal professor Víctor Neira, della Facoltà di Scienze veterinarie e zootecniche dell’Università del Cile, ha rilevato per la prima volta a livello mondiale la variante Ómicron BA.4.1 del Covid-19 trasmessa dall’uomo ai cani. Lo studio, pubblicato sulla rivista Veterinary Quarterly, conferma che il virus può essere trasmesso tra specie diverse e rappresenta un passo in avanti per la ricerca sulla salute umana e animale.
“Questa scoperta dimostra che il virus non solo può passare dall’uomo agli animali, ma che nuove varianti, come la Ómicron, possono infettare anche gli animali domestici” ha dichiarato Neira, sottolineando “l’importanza di continuare la ricerca congiunta tra il mondo accademico e i settori statale e privato, per continuare a monitorare l’interazione tra uomo e animali e anticipare i rischi futuri per la salute pubblica”.
Lo studio è stato condotto su 65 animali domestici (26 cani e 39 gatti) di 33 nuclei familiari, nelle cui case erano presenti persone infette da Covid-19, tra il marzo 2021 e il marzo 2023. Oltre alla scoperta sulla variante Omicron, ha rivelato che il 6,06% dei cani erano stati infettati dal virus che in quel momento era prevalente nel Paese. Dalla ricerca emerge che, nonostante la positività, la maggioranza degli animali non ha mostrato segni di infezione a distanza di circa 5 giorni dal proprietario.
“Il tasso di positività più basso ottenuto nella nostra ricerca è più in linea con diversi studi condotti nel 2020, che inizialmente riportavano valori molto bassi di rilevamento virale negli animali” ha continuato l’esperto. Ma la sorveglianza “è di fondamentale importanza per comprendere meglio le popolazioni animali suscettibili e i potenziali rischi associati all'emergere di nuovi ospiti e serbatoi. Tali serbatoi potrebbero fungere da potenziali nascondigli per il virus per subire mutazioni e possibilmente riemergere come nuove varianti che potrebbero rappresentare un rischio per la popolazione umana. Un monitoraggio attento e la ricerca in quest’area sono fondamentali per la preparazione della salute pubblica e per mitigare potenziali minacce future” ha concluso Neira.
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