Animali da Reddito
04 Marzo 2022 La crisi Ucraina ha innescato una penuria di materie prime di cui già risentono gli allevamenti e i mangimifici. E’ il mais il prodotto più a rischio
“Serve una presa di coscienza generale da parte delle istituzioni e degli operatori e, visto che siamo in prossimità delle semine primaverili, dovremmo seminare almeno 70-80.000 ettari in più di mais per recuperare il prevedibile calo di importazione dall’Ucraina, vista la criticità attuale”. E’ un allarme accorato quello che Giulio Gavino Usai, responsabile economico di Assalzoo, lancia dal palco della 115ª Fieragricola di Verona. La dipendenza degli allevamenti italiani dal mais ucraino è infatti assodata: basti pensare che l’anno scorso (dati Clal.it) l’Italia ha ne ha importato 600.000 tonnellate, su un totale di 4,6 milioni di import cerealicolo nazionale. Alla luce della situazione attuale, serve dunque trovare altri mercati di rifornimento, e aumentare l’autoapprovvigionamento, che in Italia vale il 55% a fronte di un tasso dell’Unione europea pari all’86,3 per cento. Attualmente, infatti si trovano in situazione critica tanto l’industria mangimistica, che deve acquistare materie prime dall’estero, quanto gli allevamenti, che vedono aumentare sensibilmente i costi di produzione alla stalla.
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