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09 Maggio 2024La Cina per la prima volta ha dichiarato sicuro il grano geneticamente modificato, che presenta una resa e una resistenza maggiori. Restano però ancora molte cautele nella coltivazione commerciale di colture alimentari Ogm
Mercoledì 08 maggio, il Ministero dell’Agricoltura cinese ha approvato una nuova varietà di mais geneticamente modificato con caratteristiche resistenti agli erbicidi e agli insetti, nonché una varietà di mais geneticamente modificato che offre una resa più elevata.
L’approvazione
Nell’ultimo anno la Cina ha intensificato le approvazioni di semi di mais e soia geneticamente modificati (GM) che offrono una resa più elevata e sono resistenti agli insetti e agli erbicidi per garantire la propria sicurezza alimentare. Al momento, tuttavia, la loro adozione rimane lenta e cauta a causa delle preoccupazioni generali circa un possibile impatto per la salute e l’ambiente.
I certificati di sicurezza sono stati approvati per cinque anni, a partire dal 5 maggio, secondo un documento pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali.
“È un grande passo, possiamo vedere la luce affinché la Cina apra le approvazioni per altre colture alimentari” ha dichiarato un dirigente dell’industria delle sementi.
Ora si prevede che Pechino approvi entro la fine dell’anno nuove regole per l’etichettatura delle colture geneticamente modificate utilizzate nei prodotti alimentari.
Grano in quantità
La Cina importa principalmente colture GM, come mais e soia, per l’alimentazione animale, mentre coltiva varietà non GM per il consumo alimentare. Molti consumatori cinesi sono infatti preoccupati per la sicurezza delle colture alimentari GM.
L’approvazione del grano geneticamente modificato, resistente alle malattie, è un progresso importante per il Paese, poiché tale ingrediente è principalmente utilizzato per produrre pasta, noodles e pane. Il Paese asiatico, infatti, è il più grande produttore e consumatore di grano al mondo.
L’obiettivo cinese è mira aumentare la produzione interna attraverso sementi a rendimento più elevato e quindi tagliare le importazioni di cereali per oltre 100 milioni di tonnellate all’anno.
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