Alert sanitari
08 Maggio 2024Dopo che la Food and Drug Administration ha pubblicato dati rassicuranti sul consumo di latte e derivati, l’epidemiologa della World Health Organization Maria Van Kerkhove ha dichiarato che in caso di epidemie o pandemie c’è già un sistema pronto ad attivarsi
Dopo nuovi controlli effettuati negli Stati Uniti su latte e derivati, la Food and Drug Administration (Fda) ha rassicurato i consumatori che non esiste alcun pericolo per i consumatori, nonostante sia in corso un’epidemia di influenza aviaria nei bovini. Lo stesso giorno l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, Direttore del Department of Epidemic & Pandemic Preparedness and Prevention dell’Organizzazione mondiale della sanità (Who) è intervenuta rassicurando i cittadini che con le nuove tecnologie, in caso di pandemia, i vaccini sarebbero pronti in 4-6 mesi.
I dati Fda
L’agenzia statunitense ha dichiarando che il processo di “pastorizzazione è efficace nell’inattivare i virus Hpai”, patogeni di tipo A(H5) o A (H7). I risultati derivano da uno studio nazionale, avviato in coordinamento con il Dipartimento dell’Agricoltura (Usda) per verificare la sicurezza del latte in commercio, condotto su un totale di 297 campioni di prodotti lattiero-caseari venduti al dettaglio. I nuovi risultati si riferiscono a 201 campioni di latte e latticini, compresi ricotta e panna acida, che dall’analisi Pcr risultavano positivi alla presenza di frammenti virali. Questi campioni sono stati quindi sottoposti all’analisi gold standard, che permette di rilevare l’eventuale presenza di virus infettivi.
“Tali ulteriori test preliminari non hanno rilevato alcun virus vivo e infettivo” sottolinea la Fda. “Insieme ai risultati preliminari precedentemente comunicati, relativi ai una serie iniziale di 96 campioni di latte, questi dati confermano la nostra valutazione secondo cui la fornitura di latte commerciale è sicura”.
Alcuni frammenti virali erano stati trovati in un campione di latte su cinque sottoposti a Pcr, ma l’agenzia aveva subito puntualizzato che si trattava di pezzi di virus con ogni probabilità inattivi. Inoltre, la Fda tranquillizza anche sulla sicurezza di latte in polvere e derivati, prodotti destinati all’alimentazione dei neonati. Tutti i campioni di prodotti venduti al dettaglio analizzati sono risultati negativi al test Pcr; pertanto, non sono stati necessari ulteriori test per questi campioni.
La posizione della Who
“C’è molto interesse” per l’influenza aviaria H5N1, sottolinea l’epidemiologa Maria Van Kerkhove, che alla Who guida il Dipartimento per la Preparazione e prevenzione contro epidemie e pandemie. “Voglio sottolineare che non siamo in una situazione in cui è necessaria la produzione di un vaccino contro l’influenza pandemica” per l’uomo, ma se dovesse servire c’è “una pipeline” e un intero sistema pronto ad attivarsi, rassicura l’esperta.
“Se la situazione – spiega in un focus postato via social – dovesse evolversi in una Pheic o in una pandemia”, come è stato per Covid-19, “ma ancora una volta – precisa l’esperta – non siamo a quel punto, con le attuali tecnologie vaccinali stimiamo che si potrebbero produrre 4-8 miliardi di dosi di vaccini per l’influenza pandemica in un anno (a seconda di quanto antigene è necessario in ciascun vaccino)”.
Questa stima, approfondisce Van Kerkhove, “non include le nuove piattaforme vaccinali, come mRna e vettori virali, che non hanno ancora ottenuto l’autorizzazione per i vaccini antinfluenzali. Poiché l’Oms ha una pipeline esistente di Cvv (candidati virus vaccinali) e di produzione di vaccino antinfluenzale, il processo di produzione sarebbe più veloce di quello per Covid e potremmo iniziare ad avere i vaccini disponibili entro 4-6 mesi. L’Oms ha in essere accordi in base ai quali avremmo accesso a circa l’11-12% della produzione in tempo reale di vaccini per distribuirli agli Stati membri in base al rischio e alla necessità”.
“La Who, attraverso il Pandemic Influenza Preparedness (Pip) Framework istituito nel 2011, dispone di accordi per lo sviluppo rapido di vaccini qualora ne avessimo bisogno” illustra Van Kerkhove. “Sulla base della situazione attuale, non è necessario attivare questo sistema”, ma attraverso di esso è possibile “l’accesso ai vaccini da utilizzare in base al rischio e alla necessità”.
Al momento, per quanto riguarda l’influenza aviaria che in questi giorni sta allertando gli esperti, “ci sono 2 candidati virus vaccinali Cvv relativi ai virus circolanti del clade H5 2.3.4.4b disponibili per lo sviluppo del vaccino e, se la situazione lo giustificasse, per la produzione”.
Il lavoro della Who sull’aviaria, continua Van Kerkhove, “attraversa oltre 7 decenni con il Global Influenza Surveillance and Response System (Gisrs), rete oggi composta da 152 Centri nazionali Who in 130 Stati membri, 7 Centri di collaborazione Who e 12 Laboratori Who di riferimento H5”.
Questo sistema “funziona come meccanismo globale di sorveglianza, preparazione e risposta all’influenza stagionale, pandemica e zoonotica, piattaforma globale per il monitoraggio dell’epidemia e della malattia dell’influenza, sistema di alert globale per nuovi virus influenzali e altri agenti patogeni respiratori”. È un network che deve “valutare i virus influenzali circolanti e selezionare Cvv per lo sviluppo” di prodotti scudo “contro l’influenza sia stagionale che zoonotica”.
La selezione e lo sviluppo dei Cvv dell’influenza zoonotica sono attività “finalizzate alla preparazione pandemica e ai primi passi verso la produzione tempestiva di vaccini” chiarisce Van Kerkhove. “Ciò non implica una raccomandazione per l’avvio della produzione”.
L’esperta, infine, spiega come funziona la macchina preparatoria: “Le autorità nazionali possono prendere in considerazione l’uso di uno o più di questi candidati virus vaccinali per la produzione di vaccini in lotti pilota, per sperimentazioni cliniche e altri scopi di preparazione in base a valutazioni del rischio e necessità per la salute pubblica”.
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