Gatti
13 Giugno 2022 Sindrome con parecchie analogie con il morbo di Alzheimer, la disfunzione cognitiva presenta una ricca sintomatologia. Tra i principali fattori di rischio potrebbe esserci quello ambientale, accanto a quello nutrizionale e allo scarso movimento.
La sindrome da disfunzione cognitiva (CDS) è una condizione dei gatti che condivide molte somiglianze con il morbo di Alzheimer (AD), in cui il declino cognitivo alla fine si traduce in demenza. I gatti con CDS mostrano anomalie comportamentali, tra cui vocalizzazione eccessiva, interazione alterata con i proprietari, cicli sonno-veglia scombussolati, insudiciamento della casa, disorientamento (spaziale e/o temporale), alterazioni dell'attività, ansia e/o deficit di apprendimento/memoria (riassunti dall'acronimo DISHAAL). Questi gatti sviluppano neuropatologie, come l'accumulo di depositi di β-amiloide e tau iperfosforilata, caratteristici, appunto, dell’Alzheimer. Gli interventi sull’animale con disfunzione cognitiva comprendono l'arricchimento ambientale (p. es., facile accesso a risorse chiave, feromoni calmanti), gli integratori alimentari, le diete specifiche e, potenzialmente, i farmaci.
Come evidenziato da uno studio dell’Università di Edimburgo, la diagnosi di CDS è impegnativa, soprattutto perché i segni clinici implicano cambiamenti comportamentali, che possono essere nebulosi e complicati da indagare. Prima di fare una diagnosi di CDS è necessario escludere altre potenziali cause come dolore, ipertensione, malattie croniche, endocrine e infettive.
Le possibili cause
La causa esatta del CDS - rimarca il medesimo studio - rimane sconosciuta; tuttavia, si ritiene che diverse alterazioni del cervello siano coinvolte nel suo sviluppo, tra cui danno ossidativo, alterazioni vascolari e flusso sanguigno cerebrovascolare compromesso. Normalmente c'è un equilibrio tra la produzione e la rimozione dei radicali liberi all'interno del corpo in modo tale che il danno ossidativo sia limitato. Tuttavia, fattori come stress, invecchiamento o malattie possono alterare questo equilibrio, riducendone l'eliminazione e favorendo un eccesso di radicali liberi che possono danneggiare il cervello. Nonostante le incertezze in merito, di recente un team di ricercatori del Colorado ha ipotizzato una possibile relazione di causa ed effetto tra disfunzione cognitiva felina (FCD) e habitat del gatto. A tale conclusione si è giunti tramite un la distribuzione di un questionario a 4342 proprietari di felini che si erano presentati al Colorado State University Veterinary Teaching Hospital tra il 2015 e il 2020. Sono stati coinvolti sia gatti con sintomatologia acclarata di disfunzione cognitiva sia gatti senza segni di FCD.
Alla fine della sperimentazione si è riscontrato come il numero di gatti FCD positivi che vivevano in una comunità rurale era inferiore. Se ne è pertanto desunta la possibile connessione tra la vita in un ambiente rurale e una ridotta possibilità di disfunzione cognitiva. Pertanto, in futuro andranno studiati molteplici fattori come l'inquinamento atmosferico, le interazioni sociali e l'arricchimento ambientale per capire come si relazionino con l'FCD.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito veterinario, iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
22/01/2025
Nella regione di Kagera, in Tanzania, sono stati confermati nuovi casi. Attivate misure immediate per contenere il focolaio e sostenere il sistema sanitario locale. Il Direttore Generale della Who ha...
A cura di Redazione Vet33
22/01/2025
Il Sottosegretario Gemmato ha dichiarato che il Governo adotterà misure per una maggiore trasparenza sull’origine e sui rischi dei prodotti derivati da insetti
A cura di Redazione Vet33
22/01/2025
La diffusione mondiale del virus H5N1 – nuovi casi sono stati rilevati in Europa, Asia e America – evidenzia la necessità di un coordinamento internazionale per contenerne l’epidemia
A cura di Redazione Vet33
22/01/2025
Dal Governo arriva un Piano d’intervento per contrastare la proliferazione del granchio blu, mentre l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie segnala la presenza della “malattia del...
A cura di Redazione Vet33
©2025 Edra S.p.a | www.edraspa.it | P.iva 08056040960 | Tel. 02/881841 | Sede legale: Via Spadolini, 7 - 20141 Milano (Italy)
Registrazione Tribunale di Milano n° 5578/2022 del 5/05/2022