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19 Aprile 2022

Leishmaniosi umana, l’importanza di un’allerta precoce

In chiave one health, il programma diagnostico ‘Leishmaniosis Surveillance’ istituito a Madrid, può essere una valida strategia di allerta precoce per la leishmaniosi umana e animale, utile anche a valutare il ruolo epidemiologico dei cani con infezione subclinica in questa importante zoonosi.


Leishmaniosi umana, l’importanza di un’allerta precoce

Oltre ad avere possibili manifestazioni gravi nei cani, la leishmaniosi  - zoonosi endemica del bacino del Mediterraneo  - è anche un problema di salute pubblica, come è stato dimostrato nel più grande focolaio di leishmaniosi umana (HL), sviluppatosi in Europa nel 2009, nella regione di Madrid. Alla luce di questo, un team spagnolo ha condotto uno studio sul ‘Leishmaniosis Surveillance Program’ (LeishSP) istituito a Madrid nel 1996, atto valutarne l'applicabilità. A questo scopo, i ricercatori hanno proceduto ad esaminare - per il periodo 2007-2018 - il trend di sieroprevalenza di L. infantum e i fattori di rischio epidemiologici associati.

Lo studio

E’ stato utilizzato un campione composto da 3225 cani randagi provenienti da 17 rifugi. Le sieroprevalenze sono state registrate due volte l'anno (ad aprile e a novembre) dal 2007 al 2018. In ciascuno di questi periodi, una coorte di circa 100 cani è stata testata per rilevare animali infetti prima e dopo la stagione a rischio di flebotomi nell'area di Madrid. Ogni cane è stato sottoposto allo stesso protocollo di prelievo di campioni di sangue ed esame clinico per raccogliere dati epidemiologici e segni clinici. Le IgG anti- Leishmania specifiche sono state determinate mediante cut-off IFAT ≥ 1:100.

Risultati

Ne è emerso che la sieroprevalenza complessiva è stata del 6,1% (198 cani positivi). Con una prevalenza significativamente più elevata nei cani di età superiore ai 4 anni, nei cani di razza (Pit Bull e razze affini) e nei cani di taglia medio-grande. Mentre non si sono riscontrate differenze di sieroprevalenza in base al sesso e/o alla stagione (aprile e novembre). E neppure sono state osservate differenze significative a seconda che i cani vivessero all'interno o all'esterno dell'area dell'epidemia di HL.  Altro dato interessante ai fini della ricerca è che su 198 cani positivi per L. infantum, il 64,6% non aveva segni clinici: ciò significa quindi un'elevata percentuale di cani infetti clinicamente sani che potrebbero essere una potenziale fonte di infezione.

Conclusioni

I risultati indicano una sieroprevalenza stabile dell'infezione da L. infantum dopo il 2006 nei cani randagi a Madrid, ma con un recente trend in lieve aumento. Queste evidenze supportano quindi la validità del LeishSP di come programma di monitoraggio e come strategia di allerta precoce per la leishmaniosi umana e animale.

Müller, A., Montoya, A., Escacena, C. et al. Leishmania infantum infection serosurveillance in stray dogs inhabiting the Madrid community: 2007–2018. Parasites Vectors 15, 96 (2022). https://doi.org/10.1186/s13071-022-05226-6.

TAG: LEISHMANIOSI, LEISHMANIOSIS SURVEILLANCE PROGRAM, LEISHSP

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