Gatti
11 Marzo 2022 E’ un tema controverso e per anni caduto nell’oblio, quello della trasfusione nel gatto. Oggi le linee guida raccomandano l'uso di sangue felino, ma in letteratura non mancano posizioni a favore di un uso più diffuso del sangue canino
Xenotrasfusione nei felini: sì o no? Il dibattito è acceso tra chi la vorrebbe escludere tout court e chi invece si mostra più possibilista, specialmente quando l’alternativa sarebbe sangue felino ma a rischio FeLV. Come nel caso di un recente studio di matrice francese, che dopo aver brevemente richiamato la letteratura (più o meno attale) sul tema, sottolinea come la trasfusione di sangue canino ai gatti sia ancora praticata in alcuni paesi. La xenotrasfusione, evidenzia lo studio, è efficace, anche se i suoi effetti durano solo pochi giorni, e non è associata a gravi effetti avversi. Tra i vantaggi di questa pratica si indica la possibilità di evitare la trasmissione di agenti infettivi intraspecifici, in particolare del virus della leucemia felina (FeLV). Inoltre, la xenotrasfusione con sangue canino è più facile, rapida e meno costosa. Con queste premesse, gli autori arrivano alla conclusione che, quando il sangue felino raccolto secondo le attuali linee guida non è disponibile, in particolare quando non viene confermato che il donatore è negativo al provirus FeLV, è allora meglio utilizzare sangue canino. Meglio questa pratica, insomma, se l’alternativa è l’inerzia o, peggio, l’inoculazione di un agente infettivo. L’uso di sangue felino, invece, deve continuare a essere preferito in situazioni non emergenziali come nel trattamento delle anemie croniche compensate o quando è disponibile un donatore appropriato (negativo per il provirus FeLV).
Deschamps, Jack-Yves, Nour Abboud, and Françoise A. Roux. 2022. "Xenotransfusion of Blood from Dog to Cat: Should Canine Blood Be Our First Choice for Feline Transfusion in Emergency Situations?" Veterinary Sciences 9, no. 3: 106. https://doi.org/10.3390/vetsci9030106
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