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03 Settembre 2024

Chirurgia felina. Come gestire il periodo postoperatorio

Il periodo post-anestetico è un momento cruciale, dove ogni dettaglio conta per ridurre la mortalità in medicina felina. Dalla gestione del risveglio al controllo del dolore, delle infezioni e delle infiammazioni, le strategie chiave per un’assistenza efficace nelle fasi immediate e a lungo termine


Chirurgia felina. Come gestire il periodo postoperatorio

Il periodo post-anestetico è un momento di primaria importanza per ridurre al minimo la mortalità peri-operatoria o peri-anestetica. È in questa fase, infatti, che si verifica fino al 75% dei decessi correlati all’anestesia. Dalla gestione del risveglio alla prevenzione delle infezioni, ogni dettaglio conta per un recupero sicuro ed efficace del paziente felino.

Il periodo post-anestetico può essere suddiviso in due fasi:
1) una fase immediatamente postoperatoria, alla fine dell’anestesia;
2) una fase postoperatoria a lungo termine.
Gli obiettivi da conseguire, le strategie utilizzate e l’assistenza fornita sono diverse e specifiche per ciascuna. Entrambe sono dettagliatamente descritte nel volume Atlante di chirurgia felina di Alberto Barneto Carmona, Salvador Cervantes Sala, Anna Calvet Alemany, Antonio Peña Rodriguez e Llibertat Real Sampietro. 
 

Risveglio o periodo postoperatorio immediato

In medicina umana questa fase dura tradizionalmente circa 24 ore a partire dalla fine dell’intervento chirurgico. In medicina felina, a causa della tendenza a ridurre al minimo il tempo trascorso dal paziente lontano da casa, gli autori concordano sul fatto che si tratta di una fase di durata variabile. 
Gli obiettivi postoperatori di questa prima fase possono essere raggruppati come segue:
● gestione del risveglio;
● controllo del dolore;
● controllo delle infezioni;
● controllo della temperatura;
● controllo della glicemia;
● controllo dell’infiammazione.

Gestione del risveglio 

L’obiettivo è garantire che il paziente recuperi i riflessi, da quello di ammiccamento a quello della deglutizione, che devono ripristinarsi rapidamente e progressivamente, affinché il paziente sia in grado di rimanere entro i margini dell’omeostasi.

Controllo del dolore

Il dolore postoperatorio non è di alcun beneficio per il paziente, ritarda il ritorno alle normali funzioni organiche, è un rischio per l’insorgenza di sensibilizzazione centrale e può causare aritmie dovute al rilascio di catecolamine. Per questi motivi, la terapia antalgica iniziata durante la sedazione o durante l’anestesia di mantenimento deve essere mantenuta.
Nel periodo postoperatorio il dolore è solitamente controllato mediante diverse strategie analgesiche, le più significative delle quali sono: 
●  analgesici oppioidi: di solito vengono somministrati oppioidi puri, come il metadone o le infusioni a tasso costante di fentanyl per il dolore grave; per il trattamento del dolore moderato sono indicati gli oppioidi agonisti parziali, come la buprenorfina o il tramadolo. 
blocco nervoso con anestetico locale: questa tecnica consente di eliminare completamente la sensazione di dolore per periodi che vanno da ore ad alcuni giorni, riducendo la necessità di oppioidi e consentendo un rapido ritorno alle normali funzioni fisiologiche. Il blocco nervoso può essere eseguito prima dell’inizio dell’intervento chirurgico per ottenere il massimo effetto analgesico o subito dopo l’intervento, prima che il paziente venga risvegliato. Questa seconda opzione viene solitamente utilizzata negli interventi in cui è presente un’emorragia, poiché l’anestesia locale provoca una vasodilatazione e, quindi, un maggiore sanguinamento.
farmaci antinfiammatori non steroidei: questi agenti sono ampiamente utilizzati in medicina veterinaria e negli ultimi 20 anni sono apparse un paio di molecole “feline” che consentono l’uso di questi prodotti nel periodo postoperatorio. Si tratta del meloxicam e del robenacoxib, che riducono l’infiammazione, il dolore e, nel caso del meloxicam, controllano la temperatura inibendo la sintesi delle prostaglandine. Questi principi attivi possono essere somministrati solo in pazienti normotesi e normovolemici; in assenza di queste due condizioni sono controindicati, poiché possono indurre una malattia renale o pancreatica acuta riducendo la produzione di prostaglandine che assicurano l’apporto di sangue ai suddetti organi.

Controllo delle infezioni

La prevenzione e il trattamento delle infezioni sono fondamentali in tutti gli interventi chirurgici; tuttavia, le strategie utilizzate dipendono dal tipo di ferita (pulita, pulita-contaminata, contaminata, sporca). 
Le stesse tecniche di pulizia e disinfezione del sito chirurgico vengono applicate in tutti gli interventi, dove la tricotomia seguita dall’applicazione di soluzioni di alcol-clorexidina è di solito la tecnica di scelta, in quanto combina al meglio una velocità di azione breve con un maggiore effetto residuo.
Una volta completato l’intervento, il sito di incisione deve essere ripulito da sangue e altri tessuti organici per poi applicare un antisettico. Durante le prime 24 ore è importante mantenere la ferita pulita fino alla creazione del tappo di fibrina, che sigillerà la ferita fino alla guarigione. L’applicazione di soluzioni acquose di clorexidina o di acido ipocloroso stabilizzato è adeguata a questo scopo senza indurre nel paziente prurito o bruciore che stimolerebbero il leccamento.
L’uso di antibiotici di copertura non è raccomandato per la chirurgia elettiva pulita (ovariectomia, ovarioisterectomia, castrazione). Gli antibiotici di prima scelta devono essere somministrati contro i principali batteri che proliferano nel sito di infezione (che varia a seconda del tipo di intervento). Così, le cefalosporine di prima generazione (cefalexina, cefazolina, cefalotina o cefadroxil) sono indicate per prevenire le infezioni da Staphylococcus spp. mentre l’amoxicillina o l’amoxicillina/clavulanato sono preferite per le infezioni da Escherichia coli.
In altre parole, per la chirurgia traumatologica che coinvolge impianti sono da preferire le cefalosporine, mentre per la chirurgia della cavità addominale, che implica una soluzione di continuità del tratto gastrointestinale o urinario è da preferire l’amoxicillina (con o senza clavulanato). La somministrazione di questi farmaci va ripetuta ogni 2-4 ore, fino al termine dell’intervento e non deve durare mai più di 24 ore. 

Per approfondire altri aspetti, come il controllo della temperatura, della glicemia o dell’infiammazione, così come il periodo postoperatorio a lungo termine, consulta il volume:
https://www.edizioniedra.it/Atlante_di_chirurgia_felina.aspx 

L’edizione italiana è curata da Guido Pisani, Medico veterinario e Specialista Europeo in Chirurgia Veterinaria (Dipl. ECVS), Direttore sanitario del Centro Veterinario di Luni (SP).

A cura di Grazia Lapaglia

CITATI: ALBERTO BARNETO, ANNA CALVET, ANTONIO PEñA, GUIDO PISANI, LLIBERTAT REAL, SALVADOR CERVANTES
TAG: ANESTESIA, CHIRURGIA, GATTO, GESTIONE CHIRURGICA, GESTIONE DEL DOLORE, MORTALITà PERIANESTETICA, PERIODO POSTOPERATORIO

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