Professione
28 Febbraio 2022 Stress cronico sul posto di lavoro, uno studio statunitense quantifica l'impatto economico del burnout in medicina veterinaria
Il burnout – e a dirlo è l’OMS – è un “fenomeno occupazionale” ed è caratterizzato come una sindrome derivante da stress cronico sul posto di lavoro. Nei medici è in gran parte determinato da carichi di lavoro eccessivi, squilibrio tra richieste e competenze lavorative, mancanza di autonomia e stress lavorativo prolungato. Il tutto ovviamente aggravato dalla contingenza pandemica, dalle criticità conseguenti e dalle prassi lavorative mutate a causa della crisi sanitaria.
Nel settore veterinario, gli studi hanno dimostrato che il burnout è maggiore tra i neolaureati tra coloro che si occupano in prevalenza di cani e gatti, tra le donne e tra i collaboratori in studi privati. In ottica professionale, lo stato di stress influisce negativamente sulle performance del veterinario, e porta facilmente a ridurre anche le ore lavorative (opzione preferibile a quella di mantenere inalterati i ritmi anche in stato di stress, in quanto questo potrebbe causare errori anche gravi).
Se limitare il numero di ore lavorate, può ridurre il rischio di errori, ha però l’evidente conseguenza di impattare negativamente sul fatturato. Anche in modo indiretto: sarà infatti necessario trovare un sostituto e le operazioni di ricerca e formazione, non sono certo esenti da costi…
Alla luce di queste evidenze e dell’impatto economico del burnout, la professione veterinaria dovrebbe affrontare il problema in modo più strutturato, abbracciando un approccio organizzativo.
Front. Vet. Sci., 25 February 2022 | https://doi.org/10.3389/fvets.2022.814104
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