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30 Settembre 2025

West Nile, a causa del cambiamento climatico cresce il rischio di infezioni in Europa

Lo studio pubblicato sull’European Journal of Internal Medicine avverte che il riscaldamento globale favorisce la diffusione del virus trasmesso dalle zanzare. Urgenti nuove strategie di prevenzione e strumenti diagnostici rapidi

di Redazione Vet33


West Nile, a causa del cambiamento climatico cresce il rischio di infezioni in Europa

Il cambiamento climatico sta creando le condizioni ideali per la diffusione del virus West Nile (VWN) anche in aree prima indenni, inclusa l’Europa. A sottolinearlo è un approfondimento pubblicato sull’European Journal of Internal Medicine, che richiama l’attenzione dei sistemi sanitari sulla necessità di prepararsi a un aumento significativo dei casi. Il virus, trasmesso dalle zanzare dopo il contatto con uccelli infetti, può causare forme neurologiche gravi negli individui più fragili e rimane privo di un vaccino umano disponibile.

L’impatto del cambiamento climatico

Secondo gli esperti, il climate change porterà a una crescita delle infezioni da VWN ed è necessario che i sistemi sanitari si preparino rapidamente a questa prospettiva. 

“Il cambiamento climatico – afferma l’autore principale dello studio, Emanuele Durante-Mangoni, AORN Ospedali dei Colli – sta influenzando la nostra salute consentendo agli insetti portatori di malattie di diffondersi in nuove aree. Stiamo assistendo a un numero crescente di malattie come l’infezione da virus West Nile in luoghi in cui prima non si riscontravano, inclusa l’Europa. Poiché il numero di casi di virus West Nile è in aumento, è ora più importante che mai aumentare le nostre conoscenze per riconoscere, diagnosticare e trattare questa malattia emergente”.

I sintomi e le forme cliniche

Il VWN è stato identificato per la prima volta nel 1937 a ovest del fiume Nilo, nell’attuale Uganda. Si tratta di un virus altamente variabile per il quale non è attualmente disponibile un vaccino umano. Tuttavia, l’identificazione della malattia può facilitare l’individuazione delle aree di diffusione in cui è possibile effettuare interventi mirati, in particolare l’eradicazione delle zanzare, nel tentativo di evitare un’ulteriore diffusione e la morbilità correlata. 

“L’insetto si infetta dopo aver punto uccelli portatori del virus. La stagionalità è anche legata ai modelli di migrazione degli uccelli, un altro fenomeno naturale influenzato dai cambiamenti climatici” continua Durante-Mangoni. “Dopo l’infezione da virus West Nile, la maggior parte degli esseri umani non mostra sintomi (80%) o sviluppa sintomi lievi di una malattia virale, tipicamente caratterizzata dall’insorgenza improvvisa di febbre. È anche associata a mal di testa, malessere, anoressia, mialgia, dolore agli occhi, diarrea e vomito.
In alcuni individui a rischio, come gli anziani, le persone fragili o con altri problemi di salute, la malattia può progredire in una forma più grave, che spesso coinvolge il cervello, e può avere conseguenze gravi o addirittura fatali”.

Diagnosi e gestione clinica: le sfide per i medici

L’obiettivo degli autori è quello di aiutare a preparare la comunità scientifica ad affrontare il previsto aumento dell’incidenza dei casi di VWN, delineando la virologia, la presentazione clinica, l’approccio diagnostico e l’attuale gestione suggerita per questa malattia emergente. In particolare, consigliano di concentrarsi su:
● sviluppo di un vaccino per uso umano in grado di proteggere i soggetti a più alto rischio di complicazioni e/o progressione della malattia;
● cercare di identificare un agente antivirale in grado di bloccare il virus in una fase iniziale, prima che si verifichi un coinvolgimento neurologico.

“I medici devono acquisire le competenze necessarie per identificare la malattia e formulare una diagnosi rapida e accurata, nonché essere a conoscenza delle aree endemiche/epidemiche di diffusione del virus West Nile, per accelerare il percorso diagnostico nei pazienti fragili e immunocompromessi che rimangono a rischio di un esito infausto”, sottolinea Durante-Mangoni. “La strategia definitiva sarebbe la vaccinazione dei soggetti a rischio. Nonostante gli sforzi, nessun vaccino ha ancora raggiunto una fase avanzata di sviluppo clinico, ma c’è speranza per il futuro”, conclude l’esperto.

CITATI: EMANUELE DURANTE-MANGONI
TAG: CAMBIAMENTO CLIMATICO, EUROPA, VIRUS WEST NILE

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