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13 Aprile 2022

Antibiotico resistenza, e se fosse anche colpa dei probiotici?

Una ricerca della Kansas State University evidenzia come i probiotici potrebbero non essere così benefici per la salute animale e umana come si pensava. Specialmente riguardo al tema dell’antibiotico resistenza.


Antibiotico resistenza, e se fosse anche colpa dei probiotici?

E se l’antibiotico resistenza fosse causata anche dai probiotici? Ecco la tesi, piuttosto spiazzante, proposta da un team della Kansas State University. Eppure i probiotici, chiamati anche microbici ad alimentazione diretta, sono oggi ampiamente utilizzati nei sistemi di produzione di suini e bovini, in alternativa agli antibiotici. I vantaggi dell'alimentazione con prodotti probiotici, infatti, sono parecchi e includono la promozione della crescita e benefici funzionali dell'intestino.  L’ipotesi dei ricercatori parte dalla constatazione che una delle specie batteriche più comuni utilizzate nei prodotti probiotici commerciali di suini e bovini è l’Enterococcus faecium, che si trova nella normale flora dell'intestino di esseri umani e animali.  Il dato che ha fatto riflettere gli studiosi è che negli ultimi anni, la specie è emersa come una delle principali infezioni acquisite in ospedale nell'uomo, specialmente per via della sua propensione a diventare resistente agli antibiotici.  Nella realizzazione dello studio ci si è avvalsi della sequenza dell'intero genoma per valutare il potenziale di virulenza, rilevare i geni di resistenza agli antimicrobici e analizzare le relazioni filogenetiche dei ceppi di E. faecium da probiotici commerciali di suini e bovini. L'analisi ha indicato che 14 su 22 ceppi erano di Enterococcus lactis e non di E. faecium. L'assenza dei principali geni di virulenza caratteristici dei ceppi clinici di E. faecium ha pure suggerito che è improbabile che i ceppi inizino un'infezione opportunistica. Tuttavia, il trasporto di geni che conferiscono resistenza ad antibiotici importanti dal punto di vista medico suggerisce che i ceppi probiotici possono rappresentare un rischio come fonte di geni di resistenza antimicrobica ad altri batteri.      

"Sebbene i probiotici siano batteri benefici, alcune specie batteriche possono avere conseguenze negative non intenzionali", ha infatti spiegato Raghavendra Amachawadi assistant professor di  food animal therapeutics alla K-State College of Veterinary Medicine. "La nostra ricerca ha dimostrato che l’Enterococcus faecium trasporta geni che conferiscono resistenza agli antibiotici utilizzati nella medicina umana. L'alimentazione animale con tali prodotti aumenta la possibilità che i geni possano essere trasferiti a batteri patogeni, aumentandone l’antibiotico resistenza. Con successive ricadute sull’uomo”.  

In questa fase, ha concluso Amachawadi, questa è solo una possibilità teorica e non ci sono prove né di tale trasferimento nell'intestino, né del successivo coinvolgimento umano. Tuttavia, i risultati di questo studio suggeriscono che, in futuro, i prodotti probiotici potrebbero dover essere sottoposti a un test per i geni di resistenza agli antimicrobici prima di essere commercializzati per l'uso negli animali da cibo.

Pragathi B Shridhar, Raghavendra G Amachawadi, Mike Tokach, Isha Patel, Jayanthi Gangiredla, Mark Mammel, T G Nagaraja, Whole genome sequence analyses-based assessment of virulence potential and antimicrobial susceptibilities and resistance of Enterococcus faecium strains isolated from commercial swine and cattle probiotic products, Journal of Animal Science, Volume 100, Issue 3, March 2022, skac030, https://doi.org/10.1093/jas/skac030

TAG: ANTIBIOTICI, ANTIBIOTICO RESISTENZA, KANSAS STATE UNIVERSITY, PROBIOTICI

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