Ambiente
15 Aprile 2025Uno studio italiano rileva per la prima volta la presenza di microplastiche nella placenta e nei feti di gatti randagi, sollevando nuove preoccupazioni sull’impatto dell’inquinamento da plastica sulla salute animale e umana
La presenza di 19 tipi di microplastiche è stata identificata nella placenta e nei tessuti fetali di gatti randagi del Nord Italia, secondo uno studio condotto dall’Università di Parma e pubblicato su Plos One. Questo dato alimenta il dibattito sull’esposizione fetale a tali particelle, già documentata negli esseri umani. Intanto, l’Unione Europea sta affrontando la questione con un nuovo regolamento che ha recentemente trovato accordo tra Parlamento e Consiglio Ue, ovvero la proposta di ridurre le perdite di pellet di plastica durante le operazioni di trasporto, in particolare via mare.
Uno studio condotto presso l’Università di Parma ha trovato 19 diversi tipi di microplastiche nella placenta e nei feti di alcuni gatti randagi. Anche se il campione preso in esame è molto piccolo – solo 8 animali randagi sono stati portati negli ospedali veterinari del Nord Italia – i risultati alimentano le preoccupazioni sull’esposizione fetale alle microplastiche, vista la loro presenza riscontrata da ricerche precedenti nel liquido amniotico umano.
I dati raccolti negli ultimi anni dimostrano che sia gli animali che gli esseri umani, così come tutti gli ambienti del pianeta, sono sempre più esposti alle microplastiche, frammenti di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri.
Per approfondire i possibili effetti negativi che queste particelle possono avere sulla salute, i ricercatori guidati da Ilaria Ferraboschi hanno analizzato la placenta e il tessuto fetale prelevati dai gatti durante le prime fasi della gravidanza: in 2 dei feti e in 3 campioni di placenta hanno trovato la presenza di 19 tipi di microplastiche.
Le prime analisi suggeriscono che questi materiali possono accumularsi nella placenta già all’inizio della gravidanza e che potrebbero essere in grado di attraversare la barriera costituita dalla placenta per raggiungere il feto, con conseguenze ancora sconosciute su sviluppo e salute.
Sulla base dei risultati ottenuti, gli autori chiedono a decisori politici e attori industriali limitazioni all’utilizzo della plastica, incentivi per lo sviluppo di materiali alternativi e strategie per mitigare l’inquinamento da plastica.
Nel frattempo, è stato raggiunto un accordo tra Parlamento e Consiglio Ue sulla proposta di regolamentazione avanzata dalla Commissione europea rispetto al problema dell’inquinamento da microplastiche che si verifica durante le operazioni di trasporto, in particolare via mare.
CITATI: ILARIA FERRABOSCHI“Ancora oggi, molti pellet di plastica vengono persi durante le operazioni quotidiane negli impianti di movimentazione o durante il trasporto che finiscono nell’ambiente, anche in mare, a causa di una manipolazione inadeguata da parte degli operatori marittimi e di altri operatori”, si legge in una nota diffusa dalla Commissione. “Le nuove norme dovrebbero ridurre le perdite di pellet di plastica fino al 74%, il che contribuirà a preservare gli ecosistemi e la biodiversità, ridurre i rischi per la salute umana e migliorare la reputazione del settore”.
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