Alert sanitari
30 Ottobre 2024Il Ruanda sta affrontando la sua prima epidemia di febbre di Marburg: secondo uno studio, è stata innescata da un singolo passaggio animale-uomo. I tempestivi interventi sanitari starebbero contenendo efficacemente la malattia
Il virus di Marburg, tra i più letali al mondo, ha colpito il Ruanda con un’epidemia che finora ha coinvolto 64 persone e causato 15 decessi. Secondo le analisi genomiche preliminari condotte dal Rwanda Biomedical Centre, l’origine dell’epidemia sembra sia stata un unico salto del virus da pipistrelli infetti a un essere umano. Per il momento, le autorità sanitarie hanno tempestivamente attivato il tracciamento dei contatti, eseguito procedure di isolamento e somministrato un vaccino sperimentale, contenendo così il tasso di mortalità al 23%.
Le prime prove genomiche dimostrano che la terza più grande epidemia della storia del virus è stata innescata da un singolo passaggio del patogeno da un animale all’uomo. È quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori del Rwanda Biomedical Centre di Kigali, i cui risultati non sono ancora stati pubblicati integralmente o sottoposti a revisione paritaria, ma sono stati pubblicati sulla piattaforma social X e discussi durante una conferenza stampa.
L’epidemia, iniziata lo scorso mese in Ruanda, ha già causato 64 infezioni con 15 decessi. Secondo alcune prove, la prima persona infettata ha probabilmente contratto la malattia durante una visita in una grotta che ospita una specie di pipistrello nota per ospitare il virus.
Gli scienziati hanno elogiato gli sforzi del Paese per controllare l’epidemia, indagarne le origini e condividere i dati con la comunità scientifica.
“Non appena si sono resi conto che si trattava di un problema, hanno iniziato a tracciare i contatti, hanno condotto un’indagine epidemiologica approfondita, identificato il primo paziente e potenzialmente la fonte dell’infezione, e sono riusciti a lanciare un test sperimentale del vaccino nel giro di una settimana – ha affermato Angela Rasmussen, virologa presso l’Università del Saskatchewan a Saskatoon (Canada) – ciò dimostra che, con la malattia del virus di Marburg, una risposta rapida e urgente può mitigare la gravità dell’epidemia”.
L’epidemia, dichiarata il 27 settembre, è la prima in Ruanda; la Tanzania e la Guinea Equatoriale hanno registrato le loro prime epidemie di Marburg l’anno scorso, mentre la prima in Ghana è stata nel 2022.
Dall’inizio dell’epidemia, le segnalazioni di nuove infezioni sono diminuite notevolmente. I funzionari sanitari ruandesi hanno registrato un nuovo caso e nessun decesso negli ultimi dieci giorni, e solo due persone sono ancora in isolamento e in cura. Un’epidemia di Marburg può essere dichiarata conclusa solo quando non vengono segnalati nuovi casi per 42 giorni consecutivi.
Non esiste un vaccino o un trattamento comprovati per le infezioni del virus, ma i funzionari sanitari del Paese stanno offrendo un vaccino candidato, prodotto dal Sabin Vaccine Institute di Washington DC, ai contatti di individui infetti. Finora sono state somministrate più di 1.200 dosi.
Questa epidemia ha uno dei tassi di mortalità più bassi mai registrati, con circa il 24%; le precedenti invece hanno riportato tassi di mortalità pari al 90%. Una causa è probabilmente la rapidità delle diagnosi, l’accesso alle cure mediche e il fatto che la maggior parte delle infezioni colpisce operatori sanitari relativamente giovani. Infatti, due persone infettate e sottoposte a supporto vitale sono state intubate con successo e poi estubate mentre si riprendevano.
“Questa è la prima volta che persone con la malattia da virus di Marburg vengono estubate in Africa – ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità a Ginevra (Svizzera), durante un briefing del 20 ottobre – questi pazienti sarebbero morti in precedenti epidemie”.
Per controllare l’evolversi dell’epidemia, i ricercatori del Rwanda Biomedical Centre hanno sequenziato il genoma del virus Marburg di diverse persone infette e hanno scoperto che tutti i campioni si assomigliavano tra loro, il che suggerisce che il virus si è diffuso rapidamente in un breve lasso di tempo.
“Inoltre, la squadra di ricerca ha scoperto che il ceppo del virus è strettamente correlato a uno rilevato in Uganda nel 2014 e a uno trovato nei pipistrelli nel 2009 – ha aggiunto Yvan Butera, Ministro della Salute del Ruanda, che ha codiretto la ricerca – il confronto tra il ceppo del 2014 e quello che ha causato l’attuale epidemia mostra un tasso di mutazione limitato, il che suggerisce che probabilmente ci sono stati pochi cambiamenti nella trasmissibilità o letalità del virus nell’ultimo decennio”.
I ricercatori ritengono che le minacce ambientali, come il cambiamento climatico e la deforestazione, hanno reso le persone più inclini a incontrare animali che possono trasmettere infezioni.
CITATI: ANGELA RASMUSSEN, TEDROS ADHANOM GHEBREYESUS, YVAN BUTERASe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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