Animali selvatici
24 Ottobre 2024Un team internazionale di ricercatori ha localizzato una popolazione di squali bianchi nel Mediterraneo, utilizzando il DNA ambientale per tracciare la specie. Si tratta di esemplari in pericolo critico di estinzione
Una popolazione di squali bianchi (Carcharodon carcharias) che nuota nel Mediterraneo è stata localizzata nel Canale di Sicilia, grazie a una serie di spedizioni scientifiche condotte tra il 2021 e il 2023. Un team internazionale di ricercatori guidato dal professor Francesco Ferretti ha utilizzato l’analisi del DNA ambientale (eDNA) per individuare i predatori. I risultati sono stati pubblicati su Frontiers in Marine Science.
Lo squalo bianco è una specie classificata come vulnerabile nella Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). La popolazione più precaria è quella del Mar Mediterraneo, classificata in pericolo critico di estinzione (codice CR). Secondo recenti studi, la specie potrebbe avere raggiunto la soglia di “non recupero”, perlomeno lungo le coste italiane. Secondo i dati più recenti, gli ultimi squali bianchi del Mediterraneo si nascondono nel Canale di Sicilia.
Nel corso di diverse spedizioni guidate dal professor Francesco Ferretti, docente presso il Dipartimento per la conservazione della fauna ittica e selvatica dell’Università statunitense di Virginia Tech, sono state individuate le loro tracce. I risultati, pubblicati sulla rivista Frontiers in Marine Science, sono stati ottenuti con la partecipazione anche dell’Università Politecnica delle Marche e della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
La ricerca costituisce l’inizio di un programma di monitoraggio degli squali nella Regione, nell’ambito degli sforzi attualmente in corso per prevenirne la scomparsa.
“Questi animali si cibano prevalentemente di tonni e pesci piccoli, una cosa che quasi ribalta la nostra comprensione degli squali” ha spiegato Taylor Chapple dell’Università dell'Oregon, coautore dello studio. “Questa dieta permette a questi animali, che pesano un paio di tonnellate, di sopravvivere grazie a risorse davvero sorprendenti: le foche, di cui spesso si nutrono gli squali bianchi, sono molto più grasse rispetto ai tonni, eppure questi ultimi gli permettono comunque di raggiungere quelle dimensioni”.
Nel corso delle spedizioni (2021-23), i ricercatori hanno utilizzato nuovi metodi e tecnologie, come l’analisi del Dna ambientale (eDna), che permette di rilevare tracce di Dna dell’animale nell'acqua, e telecamere subacquee dotate di esche per attirare gli squali. Il viaggio ha condotto il gruppo da Marsala, sulla punta Nord-occidentale della Sicilia, a diverse isole come Lampedusa e Pantelleria, fino ad arrivare oltre la Tunisia e Malta. Su 159 campioni raccolti durante lo studio, in cinque occasioni sono state individuate tracce di DNA dello squalo bianco, confermando che gli esemplari si trovavano in un raggio di 25 chilometri dal punto di raccolto ed erano stati lì al massimo 2 giorni prima. Le tracce sono state rivenute soprattutto nella parte meridionale del Canale di Sicilia.
“Quest’area subisce molto l’impatto delle attività di pesca – ha aggiunto Ferretti – ed è qui che ora stiamo concentrando i nostri sforzi: queste prime spedizioni pilota ci hanno infatti permesso di ricalibrarci in vista di un progetto più ampio e hanno fornito preziose informazioni su dove concentrare gli sforzi futuri”.
Il gruppo sta ora pianificando e raccogliendo i fondi per nuove spedizioni, sia nel Canale di Sicilia che in altre zone del Mediterraneo.
“Sappiamo che lì c’è un punto caldo, ma potrebbero esserci anche altre aree importanti nel Mediterraneo orientale, che forse ospitano habitat critici come una nursery di squali bianchi” ha concluso il ricercatore.
CITATI: FRANCESCO FERRETTI, TAYLOR CHAPPLESe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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