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05 Dicembre 2025

Influenza aviaria H5. Dall’Institut Pasteur l’allarme su un possibile rischio pandemico

L’Institut Pasteur avverte che una possibile pandemia da virus H5 potrebbe avere impatti più gravi del COVID-19 se emergesse la trasmissione interumana. La Woah rassicura: la probabilità attuale resta bassa

di Redazione Vet33


Influenza aviaria H5. Dall’Institut Pasteur l’allarme su un possibile rischio pandemico

Un’eventuale pandemia da influenza aviaria H5 potrebbe rivelarsi più grave del COVID-19 se il virus sviluppasse la capacità di trasmettersi tra esseri umani. È l’allarme lanciato dall’Institut Pasteur, mentre la World Organisation for Animal Health (Woah) precisa che, allo stato attuale, il rischio per la popolazione generale rimane basso. Il virus H5 continua a circolare tra uccelli selvatici, allevamenti e diversi mammiferi, con pochi casi umani ma un potenziale evolutivo che richiede monitoraggio costante.

Perché l’H5 preoccupa così tanto

Marie-Anne Rameix-Welti, responsabile del Centro infezioni respiratorie dell’Institut Pasteur, ha sottolineato come la popolazione disponga di anticorpi specifici contro i virus influenzali stagionali H1 e H3 ma non contro i virus H5, analogamente a quanto accaduto nella fase iniziale della pandemia da SARS-CoV-2.

“Una pandemia da virus H5 potrebbe essere più grave del COVID-19 se emergesse la trasmissione tra umani” ha dichiarato Rameix-Welti.

I virus influenzali aviari sono in grado di provocare forme severe anche in soggetti sani, inclusi bambini. L’esperta ricorda i precedenti casi umani di influenza aviaria, da quelli legati al virus H5N1 rilevato tra pollame e bovini da latte negli Stati Uniti al primo caso noto di H5N5 registrato nello Stato di Washington, associato al decesso di un paziente con patologie preesistenti.

Un’epidemiologia globale: quasi mille casi umani dal 2003

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who), dal 2003 al 2025 sono stati registrati quasi mille casi umani di influenza aviaria, concentrati principalmente in Egitto, Indonesia e Vietnam. La letalità media si attesta al 48%, variabile a seconda dei ceppi circolanti.

Tuttavia, la Woah ribadisce che il rischio attuale di una pandemia resta basso: “La possibilità esiste, ma la probabilità è ancora molto bassa”, ha affermato Gregorio Torres, rassicurando che non vi sono restrizioni alla vita quotidiana, dal consumo di prodotti avicoli alle attività all’aperto.

Preparazione globale: vaccini, antivirali e piattaforme rapide

Nonostante l’attenzione internazionale, gli esperti sottolineano che oggi il mondo è meglio equipaggiato rispetto al periodo pre-COVID-19.
Per l’influenza sono già disponibili candidati vaccinali contro i virus H5, piattaforme produttive a risposta rapida e scorte di antivirali con potenziale efficacia sui ceppi aviari.
Rameix-Welti osserva che un’eventuale trasmissione interumana richiederebbe una risposta immediata, ma le infrastrutture scientifiche e regolatorie consentirebbero una reazione più tempestiva rispetto al 2020.

CITATI: GREGORIO TORRES, MARIE-ANNE RAMEIX-WELTI
TAG: COVID-19, INFLUENZA AVIARIA, ISTITUTO PASTEUR DI DAKAR, PANDEMIA, WOAH

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