Professione
23 Ottobre 2024Fvm Campania denuncia l’aumento delle aggressioni ai medici veterinari e chiede misure di tutela per i sanitari vittime di violenza, tra cui assistenza legale e il riconoscimento degli infortuni sul lavoro
L’ennesimo episodio di aggressione verso medici veterinari – avvenuto nel Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università Federico II in seguito alla morte di un cane anziano e tetraplegico – ha riacceso il dibattito sulla sicurezza dei sanitari. In risposta, la Fvm Campania chiede un maggiore sostegno per i professionisti colpiti: il recente caso ha evidenziato la gravità della situazione, che non solo mette a rischio l’incolumità fisica e professionale, ma anche i luoghi delle istituzioni, designati a una funzione formativa.
In un comunicato, Giovanni Bruno, Presidente di Fvm Campania, ha ribadito la necessità di non lasciare soli i sanitari aggrediti e ha ricordato le misure adottate con la Delibera di Giunta regionale n. 329 del 2024. Queste prevedono patrocinio legale, copertura delle spese mediche e psicologiche, e il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro per chi subisce violenze.
La nota del Presidente Bruno esordisce: “Queste violenze oramai non hanno più confini e si manifestano in aggressioni sia fisiche che verbali, ma anche omicidi o tentati omicidi o altri eventi criminoso che possono determinare lesioni personali significative. Ma possono verificarsi anche azioni criminose indirette ossia azioni nei confronti di beni del personale sanitario quali ad esempio furti o incendi di auto, abitazioni etc.”.
“Di frequente – si legge poco oltre – accade che il personale aggredito non solo subisce violenza ma, poi, si ritrova da solo a combattere contro una palude burocratica che, a volte, demoralizza ancora di più rispetto all’aggressione stessa”.
“Infatti, spesso si è assistito ad Enti che non supportano il personale nel percorso post aggressione, non garantendo l’assistenza legale né eventuali spese mediche, psicologiche etc., e addirittura, sono accaduti anche episodi di decurtazioni dello stipendio per i giorni malattia conseguenziali. In questo caso il sanitario si sente ancor più demoralizzato per l’atteggiamento spesso ‘pilatesco’ dell’Ente di appartenenza”.
“Ebbene”, continua Bruno “in Campania partendo dall’assunto che ai sensi dell’art 357 e 358 del codice penale gli operatori del settore sanitario sono, nell’ambito delle funzioni svolte, pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio; inoltre, taluni operatori sanitari, nell’ambito delle proprie funzioni, rivestono anche la qualifica di Ufficiali di Polizia Giudiziaria, ai sensi dell’art. 57 del codice di procedura penale, abbiamo cercato di imporre agli Enti, con gli strumenti legislativi disponibili, di ‘tutelare’ nel senso più ampio possibile, il personale sanitario aggredito”.
“Pertanto, utilizzando lo strumento del confronto regionale di cui all’art. 7 del CCNL 23/01/2024 area Sanità. abbiamo condiviso con la Regione, tra l’altro, talune azioni che gli Enti devono mettere in atto quando si verificano tali aggressioni”.
“Dunque, con la Delibera di Giunta regionale n. 329 del 03/07/2024, con cui sono state approvate le linee di indirizzo per il confronto e la contrattazione integrativa aziendale, si è obbligato le Aziende sanitarie a:
● garantire il patrocinio e l’assistenza legale ai dipendenti ed agli operatori che, nell’ambito delle proprie attività, siano stati vittime di violenza o di minaccia sia fisica che verbale,
● garantire le eventuali spese mediche, riabilitative, psicologiche e farmacologiche che i dipendenti devono affrontare a seguito dell’evento criminoso,
● garantire che non avvenga nessuna decurtazione economica del salario accessorio per i Dirigenti che sono state vittime di un evento criminoso, riconoscendone l’infortunio sul lavoro,
● costituirsi parte civile nei confronti degli esecutori degli atti criminosi”.
“Con i suddetti obblighi, in uno con quelli che sono stati stabiliti da norme nazionali ossia con il D.L. 1 ottobre 2024, n. 137 (modifica e aggiornamento dell’art. 635 c.p. e artt. 380 e 382 bis del c.p.p.), spetta a tutti gli Enti coinvolti, ivi comprese le Aziende sanitarie, mettere in atto tutte le azioni per contrastare i fenomeni di violenza nei confronti dei professionisti sanitari e per perseguire gli aggressori” conclude la nota.
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