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08 Ottobre 2024

Mers, in Arabia Saudita 5 casi da inizio 2024. L’analisi del rischio della Who

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha confermato un nuovo caso umano di sindrome respiratoria mediorientale da coronavirus (Mers) in Arabia Saudita. La malattia ha una mortalità del 35% ma il rischio globale per la Who rimane moderato sia a livello globale che regionale

di Redazione Vet33


Mers, in Arabia Saudita 5 casi da inizio 2024. L’analisi del rischio della Who

La Sindrome Respiratoria medio-orientale (Middle East respiratory syndrome coronavirus infection, Mers-CoV) è una malattia infettiva acuta causata da un virus zoonotico trasmesso dai dromedari alle persone. In Arabia Saudita, dall’inizio del 2024, sono stati registrati cinque casi, di cui quattro fatali. L’ultimo paziente, un uomo con patologie preesistenti, è stato ricoverato pochi giorni fa per febbre e difficoltà respiratorie. Nonostante la situazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) mantiene il rischio moderato, a causa della difficile trasmissione del virus da persona a persona. Tuttavia, la sorveglianza rimane essenziale, con ulteriori casi attesi nei Paesi in cui il virus è endemico tra i dromedari.
 

La malattia dei dromedari

La Mers è una malattia infettiva acuta causata da un virus zoonotico trasmesso dai dromedari. L’origine del virus non è completamente chiara. In base ai risultati dell’analisi del genoma virale, si ritiene che sia originato nei pipistrelli e successivamente, in un’era remota, trasmesso ai dromedari.
Generalmente la Mers causa una grave forma respiratoria acuta caratterizzata da febbre, tosse e difficoltà respiratoria. La polmonite è comune, ma non sempre presente. Sono stati segnalati anche sintomi gastrointestinali, come diarrea. In alcuni casi, le persone infette erano asintomatiche. La mortalità è circa del 35%. La maggior parte dei casi umani si è infettata in ambienti sanitari, attraverso la trasmissione da persona a persona, anche se ciò avviene difficilmente, se non attraverso contatti stretti. Ricerche scientifiche suggeriscono che i dromedari costituiscano il serbatoio del virus e possano infettare le persone.
Le maggiori epidemie si sono verificate in Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e in Repubblica di Corea, ma focolai minori della malattia sono stati riscontrati anche in altri Paesi.

Il nuovo caso

Proprio in Arabia Saudita è stato segnalato un nuovo caso di Mers, il quinto dall’inizio del 2024, come riportato dalla Who. La segnalazione è arrivata il 5 settembre dal Ministero della Salute del Paese. Il paziente è un uomo con diverse malattie preesistenti, di età compresa tra 50 e 55 anni, residente nella regione orientale dell’Arabia Saudita. Dalle verifiche condotte non risulta avesse precedenti di contatto con cammelli e non è un operatore sanitario. 

“Il follow-up dei contatti stretti è stato completato – informa la Who in una nota – e non sono stati rilevati casi secondari. Non cambia la valutazione complessiva del rischio, che rimane moderato sia a livello globale che regionale. Prevediamo che saranno segnalati ulteriori casi di infezione da Mers-CoV nel Medio Oriente – continua l’agenzia – o in altri Paesi in cui il virus circola nei dromedari. Inoltre, i casi continueranno a essere esportati in altri Paesi da persone esposte al virus tramite il contatto con dromedari o loro prodotti (per esempio il consumo di latte crudo) o in contesto sanitario”.

Questo è stato il primo caso segnalato nell’area dopo la pubblicazione dell’ultimo report lo scorso 8 maggio. La Who, in ogni caso, non consiglia controlli speciali nei punti di ingresso dei Paesi per quanto riguarda questo evento epidemiologico, né attualmente raccomanda l’applicazione di restrizioni di viaggio o commerciali.
Il paziente ha sviluppato febbre, tosse, mancanza di respiro e palpitazioni il 28 agosto e tre giorni dopo è stato ricoverato in un ospedale locale, per poi essere trasferito il primo settembre. Un tampone nasofaringeo eseguito in tale data è risultato positivo per il virus Mers-CoV. Per sua richiesta e contro il parere dei medici, il soggetto è stato dimesso dall’ospedale prima di ricevere i risultati di laboratorio che confermavano la diagnosi. Nel frattempo, l’uomo è andato in Pakistan.
Il follow-up è stato condotto in Arabia Saudita su un membro della famiglia del paziente, 23 operatori sanitari e due pazienti che hanno avuto contatti con il caso. Uno dei contatti stretti elencati in Arabia Saudita ha a sua volta viaggiato verso l’Asia meridionale il 4 settembre. I dettagli del volo sono stati recuperati per avviare il tracciamento dei contatti, ma anche in questo caso non sono stati identificati casi secondari.
Il paziente zero è stato infine localizzato in Pakistan e le autorità sanitarie lo hanno trasportato in un ospedale pubblico per l’isolamento e la gestione delle sue comorbilità. In totale, 41 campioni nasofaringei, compresi quelli ripetuti al paziente, sono stati raccolti e analizzati in Pakistan: l’uomo è risultato ancora positivo, sebbene con bassa carica virale, mentre tutti i suoi contatti sono risultati negativi.
Le 2 successive settimane di monitoraggio si sono concluse senza altre positività. Il paziente, dopo aver ricevuto un risultato negativo al test, e il controllo successivo ha confermato la piena guarigione, è stato dimesso il 13 settembre.

TAG: ARABIA SAUDITA, DROMEDARI, MERS-COV, PAKISTAN, WHO

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