Animali selvatici
14 Febbraio 2024 In Regione Lombardia sono stati censiti 21 branchi di lupo, per un totale di almeno un centinaio di esemplari tra la pianura e le Alpi. Crescono la preoccupazione degli allevatori e le richieste di misure di sostegno e protezione. Tra le varie ipotesi avanzate, un’azione di abbattimenti preventivi
Regione Lombardia ha pubblicato i dati riguardo la presenza del lupo sul proprio territorio. Nell’ultimo anno sono stati censiti 5 branchi in più rispetto al rilevamento precedente, quando ci si era fermati a 16. Secondo i dati raccolti, si sono un centinaio gli esemplari che si trovano fra la pianura e le Alpi. A un centinaio ammontano anche le predazioni, per circa 70mila euro di indennizzi da parte della Regione. L’aumento solleva nuove sfide per la gestione della convivenza tra la fauna selvatica e le attività agricole.
La situazione
In Lombardia è stata stimata la presenza di almeno 21 branchi di lupo, per un totale di oltre cento esemplari, con ogni branco composto da un numero variabile di individui, tra i quattro e i sette. È quanto emerso dalla Commissione speciale Valorizzazione e tutela dei territori montani e di confine, presieduta da Giacomo Zamperini (Fdi), che ha affrontato il tema dei danni provocati dai lupi ad agricoltura e allevamenti in un incontro con i dirigenti delle Direzioni generali della presidenza di Regione Lombardia e degli assessorati regionali all’Agricoltura e Territorio.
Dei branchi accertati, otto si trovano nell’Oltrepò Pavese, nove sulle aree alpine (sconfinando in Svizzera e in Trentino) e quattro nelle zone di pianura. Nel 2023 le predazioni sono state un centinaio e ammonterebbe a circa 70mila euro l’importo degli indennizzi da rivolgere sia ad agricoltori che a privati cittadini.
A maggio è previsto un bando con una dotazione finanziaria di un milione di euro per gli agricoltori che intendono realizzare recinzioni fisse, mobili ed elettrificate.
Sebbene siano animali autoctoni, l’aumento della popolazione ha suscitato un acceso dibattito sulle necessità di un piano di gestione efficace. Zamperini ha sottolineato l’importanza di affrontare la questione con un approccio strategico, simile a quello adottato per altre specie.
“Gli incontri di oggi hanno aggiunto un tassello importante al lavoro che stiamo portando avanti sul tema, contribuendo a delineare un quadro potenzialmente preoccupante della presenza dei grandi carnivori che non può più essere ignorato” ha dichiarato il presidente della Commissione. “Il problema lupo è reale e la sua presenza in Lombardia è in costante crescita, non solo nelle zone montane, ma anche in pianura. La prevenzione con le reti elettrificate e gli indennizzi da soli non sono più sufficienti: ritengo che oggi sia necessario lavorare tutti insieme per arrivare alla predisposizione di un piano di gestione e contenimento di questa specie, come avviene già per nutrie e cinghiali”.
La Commissione, inoltre, ha incontrato anche i rappresentanti delle associazioni di categoria degli agricoltori (Confagricoltura, Coldiretti, Cia, Copagri, Aral), che hanno evidenziato come pastori e allevatori di montagna siano in difficoltà nel proseguire e portare avanti la propria attività nelle zone alpine e montane a causa dei danni provocati dalla fauna selvatica e dai grandi predatori.
Le richieste degli agricoltori
Le associazioni di categoria chiedono interventi preventivi e un maggiore impegno alla politica. Tra tutte, Confederazione italiana agricoltori (Cia) ha invocato un intervento deciso per evitare ulteriori problemi alle aziende del territorio.
“La gestione e il continuo monitoraggio sono quanto mai fondamentali per salvaguardare le aziende agricole e contemporaneamente garantire al lupo il suo ruolo ambientale” ha affermato Lorena Miele, vicepresidente di Cia. “Serve una legge speciale per la gestione del lupo, che non è più una specie in via d’estinzione ma anzi, prolifera molto velocemente e oggi come non mai è un grosso problema per le aziende agricole e per chi pratica allevamento amatoriale”.
“Ben vengano gli incrementi ai bandi per le attività di prevenzione, che sono una risorsa importante per chi ha perdite di bestiame, ma che non sono la soluzione al problema” ha continuato la dirigente. “Non è possibile cintare pascoli enormi, così come diventa economicamente insostenibile avere pastori presenti 24 ore al giorno a guardia dei greggi. La pastorizia, ricordiamo, serve anche a garantire la pulizia delle praterie montane, habitat di molte specie di piccoli animali che rischiano di sparire”.
Gli abbattimenti preventivi
Il fatto che il lupo abbia sempre meno paura dell’uomo è uno dei principali problemi di gestione dei soggetti che si avvicinano sempre più ai centri abitati.
“È scientificamente provato che finché il lupo ha paura dell’uomo diminuiscono gli attacchi. La Svizzera da tempo opera con successo abbattimenti preventivi di soggetti giovani, di modo che il branco identifichi il pericolo e si tenga lontano da edifici e allevamenti controllati dall’uomo” ha proseguito Miele. “Servono un controllo e una gestione costante della popolazione, per ottenere che i danni causati dai lupi siano prossimi allo zero. La Francia ha ottenuto una deroga per gli abbattimenti e auspichiamo che anche in Italia si possa intervenire per evitare che i branchi aumentino sempre più, causando non solo danni al bestiame, ma veri e propri attacchi alle persone, come turisti e pastori”.
Il parere dell’Europa
Nel frattempo, diversi gruppi del Parlamento europeo – su tutti il Partito Popolare Europeo (Ppe) e il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei (Ecr) – chiedono alla Commissione europea di procedere con la modifica dello status di protezione del lupo, che ha portato la popolazione di questa specie a raggiungere gli oltre 20 mila esemplari nell’Unione.
Per la Commissione europea, la revisione dello status di protezione del lupo deve tenere in considerazione vari fattori, non solo il numero degli esemplari. Nel 2025, l’esecutivo europeo redigerà una valutazione definitiva della popolazione dei lupi nell’Unione, tenendo in considerazione fattori come la struttura della popolazione, il raggio d’azione, la distanza dagli umani e le prospettive nella pressione e nelle minacce nei confronti dei lupi stessi.
L’approccio, ha dichiarato Humberto Delgado Rosa, Direttore per la Biodiversità della Direzione generale ambiente intervenuto in rappresentanza della Commissione europea, “deve essere orientato alla combinazione tra coesistenza con le altre specie, prevenzione dei danni e supporto agli allevatori”.
Le misure di prevenzione, infatti, restano in vigore insieme alle deroghe alla protezione e agli aiuti pubblici per i produttori. Inoltre, si ricorda che una modifica della direttiva Habitat, che definisce lo status delle specie protette nell’Unione, può avvenire solo in linea con la Convenzione di Berna.
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