Animali da Compagnia
31 Marzo 2023Andare oltre i compartimenti stagni: un approccio diagnostico efficace non può prescindere da una comparazione tra metodiche, che ne evidenzi pro e contro in relazione alle situazioni cliniche. A colloquio con l’autore dell’Atlas of diagnostic imaging of dogs and cats.
Nessuna carta geografica in questo atlante. Ma radiografie, ecografie, tac e risonanze sì. Perché il mondo che si va ad illustrare, immagine per immagine, non è uno spazio geografico, ma un universo complesso e affascinate, che racconta l’anatomia felina e canina e le patologie ad esse connesse. Ed ecco che, in una sorta di percorso esplorativo dentro il microcosmo perfetto e compiuto di ogni singolo organo e apparato, l’Atlas of diagnostic imaging of dogs and cats conduce per mano il lettore all’interno dei mondi nei quali guardare. Un volume ponderoso, arricchito di circa 1550 immagini, che ha visto la luce dopo una gestazione lunga più di tre anni ed ha coinvolto, insieme ai due editor, oltre 20 coautori, selezionati tra gli specialisti internazionali della materia. Con un risultato che rende orgoglioso Massimo Vignoli, autore dell’opera insieme a John Graham, che ci racconta l’opera.
“L’Atlas of diagnostic imaging of dogs and cats – spiega - è il coronamento di un progetto: riunire in un unico volume tutte le metodiche di diagnostica per immagine, metterle a confronto e illustrare di volta in volta, in base al quadro clinico, quale sia più utile adottare. In passato ho organizzato corsi con questa impostazione, diciamo così, sinottica. Riunire tutto in un libro è quindi per me una grande soddisfazione”.
Perché un libro sulla diagnostica per immagini proprio ora?
Perché, specialmente negli ultimi dieci anni, questo è diventato uno dei settori più importanti sia in medicina umana che in medicina veterinaria, in quanto riconosce indagini collaterali fondamentali nella pratica clinica quotidiana e diverse per ogni caso clinico. E’ dunque prioritario approfondire il tema, proprio partendo da un confronto tra le varie metodiche, evidenziandone pro e contro. La letteratura, fino ad oggi, si è invece limitata a monografie su una singola tecnica o – al massimo-a due. In questo libro ci siamo voluti concentrare sulle malattie più comuni (ovvero il 70-80% di quelle trattate quotidianamente nelle cliniche) per poi spiegare quale tecnica di imaging più si addice al caso specifico.
A volte è sufficiente uno studio radiografico, mentre in altre situazioni è più utile un’ecografia oppure una tac o una risonanza. In questo settore è fondamentale avere una metodologia d’approccio diagnostico, per questo ci siamo avvalsi nella stesura di super specialisti, tutti diplomati ai college europeo o americano.
Se dovesse evidenziare una peculiarità del volume?
Be’, direi senza dubbio l’apparato iconografico imponente e la scelta di corredarlo solo di brevi testi descrittivi delle malattie degli organi e dei vari apparati, in modo che siano poi le immagini a parlare.
A chi è destinato l’Atlas?
Diciamo che è nato per soddisfare le esigenze del professionista che fa attività clinica, ma vista la quantità dei casi riportati può diventare anche uno strumento utile per studenti e radiologi specializzandi.
A proposito di studenti, quanto spazio viene dato nel curriculum universitario a questa specialità?
Molto poco, per una questione di tempo: solo le basi di radiologia, ecografia o tomografia. Tutto è demandato al post - laurea dove si può optare per dei master, per i dottorati di ricerca o per i College europeo o americano. E in questo caso il percorso è veramente tosto: devi crederci tanto perché sono quattro anni di studio e lavoro full time. Ma alla fine sono soddisfazioni.
Torniamo al suo impegno di editor, prossimi obiettivi?
Curare la versione italiana dell’Atlas, prevista per l’autunno. Stavolta non avrò più la collaborazione del mio co-autore, che nella versione inglese - oltre ai contenuti scientifici - aveva curato la forma, mentre io mi dedicavo alla ridefinizione delle immagini. Ora toccherà a me l’onere e l’onore di fare le verifiche linguistiche del caso. L’obiettivo? Evitare i refusi, ma specialmente traduzioni un po’ sui generis, da traduttore automatico…
Massimo Vignoli
Dottore in Scienze Veterinarie (PhD) all’Università di Ghent, Specialista in Radiologia Veterinaria, Diplomato al College Europeo di Diagnostica per Immagini Veterinaria (ECVDI) Massimo Vignoli è Professore all’Università di Teramo e direttore del master universitario di secondo livello nel medesimo Ateneo.
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