Professione
12 Aprile 2022 La pandemia ha reso ancora più evidenti alcune problematiche connesse alla professione veterinaria. Uno studio ne mette in luce i contorni, suggerendo su quali aree intervenire.
Come già abbondantemente sottolineato, la pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto su persone e professioni in tutto il mondo. E la medicina veterinaria non fa eccezione. La pandemia è insomma diventata una sorta di spartiacque, che ha definito un ‘prima’ e un ‘dopo’ sia nella quotidianità, sia nell’ambito della ricerca medico-scientifica. Lo dimostra bene il fatto che l'epidemiologia di SARS-CoV-2, analizzando le cause, il decorso e le conseguenze della pandemia, ha scelto di ampliare la definizione di vulnerabilità nelle popolazioni umane, dal momento che l’impatto del virus ha esacerbato i divari socio - economici, rendendo ancora più arduo concretizzare una parità di accesso alle cure mediche. Assodato che questo sia lo scenario generale, ci si è chiesto in che modo la pandemia stesse influenzando l'accesso alla cura degli animali da compagnia, con particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili. Il periodo sotto osservazione è stato quello compreso tra marzo e settembre del 2020. L’esito è stata una conferma del fatto (già evidenziato in passato, tra l’altro) che alcuni proprietari di animali domestici incontrano barriere che impediscono loro di sostenere la salute del loro animale domestico. Le barriere più comuni includono i costi, l'accessibilità delle cure (inclusi ubicazione e trasporto), la comunicazione veterinario-cliente, la cultura o la lingua e la mancanza di formazione del cliente. E tutto questo può avere un impatto negativo sia sul benessere degli animali che sulla salute pubblica, poiché la cattiva salute degli animali può influire direttamente sulla salute umana aumentando il rischio di malattie zoonotiche e trasmesse da vettori. Successivamente, sulla base di queste constatazioni, si è cercato di identificare le aree su cui concentrarsi per aumentare l'accesso alle cure veterinarie. Tre essenzialmente gli ambiti di intervento ritenuti privilegiati. Il primo è strettamente connesso all’opportunità di acquisire nuove competenze che vadano a completare e supportare ulteriormente la professione veterinaria. Per esempio, con specializzazioni nell’ambito della telemedicina, o in quello finanziario, tramite lo studio di modelli di business resilienti o la comprensione delle disparità sotto il profilo sanitario. Il secondo riguarda la necessità di realizzare una rete di collaborazione e di comunicazione tra le cliniche veterinarie, favorendo l'accesso alle organizzazioni di assistenza. In terza battuta è emersa l’importanza di pensare a una preparazione professionale in grado di rispondere proattivamente a crisi sanitarie, economiche o di altro tipo, che possano insorgere in futuro.
Opportunities for Expanding Access to Veterinary Care: Lessons From COVID-19 Sage M. Smith1 , Zachary George1 , Colleen G. Duncan2 and Danielle M. Frey 3 1 College of Veterinary Medicine and Biomedical Sciences, Colorado State University, Fort Collins, CO, United States, 2 College of Veterinary Medicine and Biomedical Sciences, Department of Microbiology, Immunology and Pathology, Colorado State University, Fort Collins, CO, United States, 3 College of Veterinary Medicine and Biomedical Sciences, Office of the Dean, Colorado State University, Fort Collins, CO, United States
https://doi.org/10.3389/fvets.2022.804794
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