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12 Maggio 2025Dal prelievo alla scelta delle provette, i protocolli da rispettare e quali anticoagulanti utilizzare: le informazioni essenziali per garantire risultati affidabili nei laboratori veterinari, basate sulla Guida pratica per tecnici veterinari

La gestione corretta dei campioni di sangue è essenziale per ottenere analisi affidabili nei laboratori veterinari. Il rispetto di specifici protocolli, la selezione delle provette e l’utilizzo degli anticoagulanti può fare la differenza nella diagnosi e nel trattamento degli animali.
Com’è composto il sangue? Perché è importante seguire un ordine specifico nel riempimento delle provette? Quali differenze ci sono tra siero e plasma? Quali anticoagulanti si utilizzano in medicina veterinaria e come agiscono? E quali errori bisogna evitare nella gestione dei campioni ematici? A tutte queste domande risponde la Guida pratica per tecnici veterinari. Come sopravvivere in laboratorio di Irene Martínez Ortiz, a cura di Marialetizia Villa.
Il sangue è un tessuto liquido che circola attraverso i vasi sanguigni e distribuisce gas, nutrienti e sostanze di scarto in tutto il corpo. Si divide in due frazioni: una frazione liquida, nota come siero o plasma, composta quasi interamente da acqua, con alcuni soluti come proteine, carboidrati, lipidi e ormoni in sospensione; una frazione formica, composta da cellule del sangue e piastrine. Questa è ulteriormente suddivisa in due: lo strato leucocitario o flogistico (buffycoat), costituito da leucociti e piastrine; i globuli rossi. Si definisce ematocrito il volume occupato dagli eritrociti rispetto al volume del sangue totale, espresso in percentuale.
Deve seguire un ordine specifico perché molti anticoagulanti si invalidano a vicenda; quest’ordine varia a seconda del sistema di raccolta del sangue. In medicina veterinaria, il sistema più comunemente utilizzato è quello aperto: siringa e ago. Se si utilizza un sistema chiuso (aghi e provette sottovuoto), è necessario conoscere il protocollo.
Se si devono eseguire delle emocolture (cosa piuttosto rara), queste devono sempre essere eseguite per prime. Il resto del sangue venoso deve essere distribuito come segue:
● Provette di siero senza anticoagulante. Non possono correre il rischio di essere contaminate da un anticoagulante perché, se ciò accade, il coagulo non potrà comparire, invalidando il campione.
● Provette di citrato di sodio per la coagulazione. Devono essere riempite il prima possibile per evitare che il campione coaguli.
● Provette di eparina di litio (o eparina di sodio) per i test biochimici.
● Provette con EDTA per l’emogramma. È l’ultimo anticoagulante perché, se il sangue è contaminato da EDTA, l’analisi biochimica mostrerà ipocalcemia e iperkaliemia.
Infine, il campione viene prelevato per l’emogasanalisi con una siringa speciale. Ogni anticoagulante ha una diversa modalità d’azione, che lo rende particolar-mente utile per determinati tipi di analisi.
Il colore del tappo del contenitore segue un sistema codificato e standardizzato; nonostante ciò, le provette con lo stesso anticoagulante possono trovarsi con due colori diversi a causa del fatto che esistono due codici attualmente in commercio: quello nordamericano e quello europeo.
Le provette per il siero sono contenitori vuoti senza alcun reagente che impedisca la coagulazione, in modo che il sangue segua il suo normale processo, cioè la formazione di un coagulo. Le provette possono essere completamente vuote o dotate di un gel separatore che funge da tappo e divide il siero dalle cellule. Esistono anche provette in cui questo gel include particelle pro-coagulanti, come la silice, la cui funzione è quella di accelerare la coagulazione. I colori associati a queste provette sono bianco, giallo e rosso.
Gli anticoagulanti più comuni in medicina veterinaria sono i seguenti tre:
Acido etilendiamminotetraacetico (Edta): di solito combinato con il potassio (Edta-3K). È l’anticoagulante di elezione per gli studi ematologici e citologici per la sua grande capacità di mantenere la morfologia cellulare in buone condizioni. Il meccanismo d’azione di questo sale si basa sulla chelazione (sequestro) del calcio; senza di esso la cascata coagulativa non si attiva e il campione non coagula. Quando si riempie una provetta di Edta con il sangue, è importante che sia riempita fino all’indicatore perché, essendo un sale, se c’è più anticoagulante che sangue, le cellule coaguleranno con formazione di aggregati piastrinici. Attenzione: se c’è eccesso di anticoagulante perché il campione ematico non raggiunge l’indicatore, le cellule si raggrinzano. Se l’anticoagulante è poco perché viene messo troppo sangue rispetto al livello indicato, si avrà coagulazione del campione. La provetta deve essere delicatamente capovolta 8-10 volte per omogeneizzarla. I tappi delle provette Edta sono solitamente di colore viola o rosa.
Eparina: è l’anticoagulante utilizzato per gli esami biochimici di routine. È disponibile l’eparina di litio o di sodio; quest’ultima è sconsigliata perché il sodio dell’eparina interferisce con la determinazione del sodio del paziente. Questo additivo impedisce il passaggio dalla protrombina alla trombina, essenziale per la formazione del coagulo. Inoltre, è il miglior anticoagulante per prevenire l’emolisi. Come per l’Edta, il campione deve essere omogeneizzato da 8 a 10 volte e la provetta deve essere adeguatamente risciacquata. I tappi delle provette di eparina sono verdi o arancioni.
Sodio citrato: ha una modalità d’azione simile a quella dell’Edta, anche se non chela il calcio, piuttosto ne impedisce la ionizzazione, e di conseguenza la coagulazione. Questo effetto è facilmente invertibile aggiungendo calcio, il che è alla base dei coagulometri: si aggiungono composti di calcio a un campione e si conta quanti secondi impiega a coagulare. I tappi delle provette di sodio citrato per la coagulazione sono blu.
Queste informazioni rappresentano solo una parte della dettagliata trattazione che si trova nel manuale Guida pratica per tecnici veterinari (Edizioni Edra) di Irene Martínez Ortiz, un riferimento indispensabile per migliorare la qualità del lavoro in laboratorio. Se vuoi approfondire l’argomento, leggi anche questo articolo.
A cura di Grazia Lapaglia
CITATI: IRENE MARTíNEZ ORTIZ, MARIALETIZIA VILLASe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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