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Cambiamento climatico

23 Ottobre 2025

Febbre Rift Valley, casi in Senegal e Mauritania. Woah: necessaria risposta globale coordinata

L’epidemia più grave degli ultimi decenni colpisce Senegal e Mauritania. Le recenti piogge hanno favorito la proliferazione delle zanzare vettori. L’IZS di Teramo al centro del sistema di sorveglianza internazionale

di Redazione Vet33


Febbre Rift Valley, casi in Senegal e Mauritania. Woah: necessaria risposta globale coordinata

In Senegal si è aggravata l’epidemia di febbre della Rift Valley (Rvf): sono oltre cento i casi confermati nelle regioni settentrionali del Paese, una delle aree a più alta densità di allevamenti. A preoccupare le autorità sanitarie africane e internazionali non è solo la rapidità della diffusione, ma anche il legame sempre più evidente tra le ondate epidemiche e gli eventi climatici estremi.

Un’epidemia in espansione 

Secondo il Ministero della Salute del Senegal, i casi di Rvf nel Paese hanno raggiunto quota 119, concentrati nell’area settentrionale dello Stato, una delle principali regioni produttrici di bestiame. Si tratta dell’epidemia più letale registrata dagli anni ’80, quando morirono oltre 200 persone tra Senegal e Mauritania.
Storicamente la malattia è presente principalmente nei paesi dell’Africa subsahariana e in Madagascar; i primi focolai identificati al di fuori dell’Africa sono stati segnalati in Arabia Saudita e Yemen nel 2000. 

La febbre della Rift Valley

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Who) e i Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie delle malattie (Africa Cdc), la Rvf si trasmette principalmente attraverso le punture di zanzara o il contatto diretto con sangue, fluidi corporei o tessuti di animali infetti; finora non è stata documentata alcuna trasmissione da uomo a uomo. 
La maggior parte delle infezioni umane è lieve, ma nei casi più gravi può manifestarsi in una forma oculare, che può causare la perdita della vista, o una forma emorragica, che ha un tasso di mortalità del 50%.
La Rfv può diffondersi agli esseri umani durante la macellazione e il sezionamento, le nascite degli animali, le procedure veterinarie e lo smaltimento delle carcasse o dei feti, esponendo a un rischio maggiore pastori, agricoltori, addetti ai macelli e medici veterinari.

Il ruolo del clima e dei vettori

Secondo l’Africa CDC, l’attuale epidemia (dichiarata il 21 settembre) sarebbe stata favorita dalle forti piogge e dalle inondazioni dei mesi scorsi, che hanno creato un ambiente ideale per la proliferazione delle zanzare vettori.

“Queste malattie sono sempre più frequenti in tutta l’Africa e strettamente correlate al cambiamento climatico agli eventi meteorologici estremi”, ha spiegato Merawi Aragaw Tegegne, epidemiologo dell’Africa Cdc. “Piogge torrenziali con rapide inondazioni seguite da giornate di sole creano condizioni perfette per la trasmissione del virus”.

Secondo l’epidemiologo, la risposta all’attuale epidemia è stata ostacolata dalla scarsa consapevolezza della comunità, da un debole sistema di allerta precoce e dalla tardiva individuazione dei casi.

Strategie di contenimento e prevenzione

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (Woah) ha invitato a rafforzare la sorveglianza epidemiologica e la cooperazione tra Paesi confinanti, evidenziando la natura transfrontaliera della Rvf. La malattia colpisce soprattutto il bestiame (bovini, ovini, caprini, cammelli e bufali), con gravi perdite economiche dovute a mortalità e aborti negli animali. Per questo, la Woah raccomanda un approccio integrato “One Health” che coinvolga servizi veterinari, sanitari e ambientali.
In particolare, la Woah sottolinea l’urgenza di:
● rafforzare la diagnosi precoce e la notifica tempestiva dei casi attraverso il sistema WAHIS;
● istruire le comunità esposte, in particolare allevatori e operatori sui rischi legati alla manipolazione di animali infetti, così come sul consumo di prodotti derivati (latte e carne);
● garantire il commercio sicuro e, ove necessario, pianificare campagne vaccinali;
● ridurre i siti di riproduzione delle zanzare con interventi ambientali mirati.
Come per tutte le zoonosi emergenti, una risposta tempestiva e coordinata è cruciale per contenere l’impatto sull’uomo, sugli animali e sull’economia locale.

L’Italia in prima linea

Nel 2022 la Woah, insieme al suo Centro Collaborativo per l’Epidemiologia, la Modellazione e la Sorveglianza, che si trova presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise (IZS di Teramo), ha avviato il progetto PROVNA, che utilizza modelli di sorveglianza basati sul rischio e sull’analisi dei dati climatici per prevedere epidemie di malattie trasmesse da zanzare, con un approccio di ecoregionalizzazione.

Grazie a questo sistema, è possibile anticipare le ondate epidemiche e attivare rapidamente piani di prevenzione, compresi interventi mirati sui vettori e campagne di sensibilizzazione nelle comunità rurali più esposte.

CITATI: MERAWI ARAGAW TEGEGNE
TAG: AFRICA CDC, FEBBRE DELLA RIFT VALLEY, IZS DI TERAMO, MAURITANIA, PROVNA, SENEGAL, WOAH, ZANZARE

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