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04 Dicembre 2024

Peste suina africana, Efsa: le recinzioni non bastano, serve strategia integrata per controllare la malattia

L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ha pubblicato un report che sottolinea l’importanza di combinare recinzioni, biosicurezza e abbattimenti per arginare la diffusione della Peste suina africana in Europa, esplorando anche il ruolo degli insetti come potenziali vettori

di Redazione Vet33


Peste suina africana, Efsa: le recinzioni non bastano, serve strategia integrata per controllare la malattia

Le recinzioni da sole non sono sufficienti a fermare la diffusione della Peste suina africana (Psa) in Europa. Questa è la posizione sostenuta nell’ultimo rapporto dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (Efsa), che evidenzia la necessità di integrare più misure per ottimizzare il controllo, tra cui abbattimenti mirati, rimozione delle carcasse e rigorose pratiche di biosicurezza. Lo studio, inoltre, rileva anche il potenziale ruolo degli insetti nella trasmissione del virus, pur sottolineando la necessità di ulteriori ricerche per confermare questa ipotesi.
 

Il rapporto

Secondo le analisi dell’Efsa, anche se le recinzioni possono aiutare a controllare la diffusione della Psa, queste devono essere utilizzate insieme ad altre misure per ottenere la massima efficacia. Per controllare la circolazione del virus nei cinghiali, infatti, occorre agire anche sui fronti dell’abbattimento, della rimozione delle carcasse e della cura dell’infrastruttura stradale esistente. Inoltre, non bisogna scordare che anche le barriere naturali – come i grandi fiumi o le aree urbane – possono limitare gli spostamenti dei cinghiali.
Il successo di queste operazioni dipende in gran parte dalla loro implementazione tempestiva, dall’adattabilità alle diverse situazioni epidemiologiche e dalla regolarità della loro manutenzione
Sebbene la densità dei cinghiali sia un fattore rilevante, l’analisi dell’Efsa non ha rilevato un effetto chiaro e coerente. Anche altri fattori – habitat, clima e potenziali barriere – svolgono un ruolo importante nella diffusione del virus, ma i dati raccolti non sono sufficienti per un’analisi completa.
Gli esperti hanno poi esaminato l’uso dell’immunocontraccezione per ridurre le popolazioni di cinghiali, individuando la necessità di ulteriori ricerche per sviluppare un vaccino orale sicuro ed efficace.

Il potenziale ruolo degli insetti

Tra gli aspetti studiati, il rapporto ha analizzato il ruolo delle zecche e di altri insetti come potenziali vettori biologici del virus. Dalle prove che sono state esaminate è emerso che le zecche non sono state responsabili della diffusione del virus nell’Ue nell’ultimo decennio, mentre il ruolo degli artropodi è ancora incerto e richiede ulteriori indagini.
In particolare, le mosche cavalline (Stomoxys calcitrans) e i tafani (Tabanidae) sono risultati potenzialmente capaci di trasmettere il virus della Psa nelle aree colpite, avendo la capacità di introdurre il virus negli allevamenti e trasmetterlo ai suini. Tuttavia, resta incertezza sul fatto che ciò si verifichi e in quale misura.

Rischi per suini domestici

Per i suini domestici, occorrono misure di biosicurezza rigorose. Ci sono specifiche pratiche di gestione, essenziali per prevenire l’introduzione del virus negli allevamenti, come lo stoccaggio sicuro del materiale da lettiera, l’uso di reti anti-insetti, ed evitare la diffusione di letame intorno alle fattorie e tra allevamenti vicini, specialmente nelle aree in cui circola la Psa.

TAG: ABBATTIMENTO, BIOSICUREZZA, EFSA, PESTE SUINA AFRICANA, PSA, VETTORI

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