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17 Novembre 2023

Manovra, Aldo Grasselli (Fvm): Legge di bilancio aggrava la sanità italiana

Da venerdì 17 inizia una serie di scioperi e manifestazioni del settore sanitario contro la Legge di bilancio 2024. Una lettera aperta di Aldo Grasselli, Presidente di Fvm

di Redazione Vet33


Manovra, Aldo Grasselli (Fvm): Legge di bilancio aggrava la sanità italiana

Con venerdì 17 novembre è iniziata una serie di scioperi che vede il settore veterinario, medico e sanitario coinvolto in prima linea. Dopo Cgil e Uil, il 25 novembre è il turno della manifestazione nazionale di Cisl. Aaroi-Emac, Fassid e Fvm hanno invece proclamato uno sciopero di tutto il settore per il 18 dicembre.
In una lettera aperta Aldo Grasselli, Presidente di Fvm, riassume le richieste inoltrate al Governo, sottolineando le promesse che non sono state mantenute.


I principali punti della lettera
“La incostituzionale e provocatoria norma (art. 33 delle Legge di bilancio) taglia pensioni o è un grave errore o è uno spudorato attacco al lavoro dipendente; parte della maggioranza di Governo ha consigliato di cestinarla ma non ha avuto molto seguito, e nemmeno è chiara la volontà di una soluzione di garanzia essenziale per gli oltre 700 mila dipendenti pubblici che altrimenti si vedranno sfilare parte dei loro risparmi previdenziali. Altrettanto grave è il taglio delle pensioni dei giovani dipendenti che subiscono una svalutazione ulteriore.
La Legge di bilancio non supera nemmeno gli errori denunciati dalla Corte Costituzionale.
Il Trattamento di fine servizio, a differenza del Trattamento di fine rapporto dei dipendenti privati, non viene pagato al momento dell’andata in pensione dei dipendenti pubblici (quali sono i medici e i sanitari) ma due anni dopo il raggiungimento dell’età massima per la quiescenza, cioè i 67 anni, il che significa che in caso di pensione anticipata l’attesa può arrivare a 7 anni per avere quei soldi (accantonati dal lavoratore) che gli altri pensionati hanno subito a disposizione.
Una disparità di trattamento che la Corte Costituzionale ha già bocciato due volte, chiarendo che non c’è differenza tra Tfr e Tfs perché anche quest’ultimo non è altro che una forma di retribuzione differita.
Questi due esempi di saccheggio sono ciò che noi lavoratori della Pubblica amministrazione conosciamo come "pizzo di Stato". Ma i temi della vertenza col Governo sono anche altri, meno recenti, e noti a tutti da anni, e questo Governo, che aveva promesso di essere diverso dai precedenti, poteva darne immediata dimostrazione con un provvedimento che abolisca la legge che stabilisce il tetto irrazionale di spesa per l’assunzione di personale nelle aziende sanitarie, unico modo per ridurre le liste d’attesa infinite, e consentire anche l’azzeramento del precariato ancora esorbitante.
Nel contempo, il Governo avrebbe dovuto legiferare un divieto alle Regioni e alle Aziende sanitarie di rinnovare o attivare nuovi medici gettonisti e prestazioni di cooperative di infermieri e sanitari, mettendo su questa spesa un tetto e facendo migrare le risorse che queste pratiche esose e incontrollate hanno bruciato in questi anni verso assunzioni a tempo determinato e indeterminato dei medici, sanitari e infermieri necessari.
Per gratificare e fidelizzare il personale sanitario, e i sanitari dirigenti in primo luogo, non sono sufficienti elogi e commemorazioni, occorre uscire dalle ambiguità: il Governo deve investire sul personale mediante un incremento della massa salariale attraverso il finanziamento extracontrattuale della specificità medica, veterinaria e sanitaria e dare sicurezza alle pensioni di tutto il personale del SSN.
Le defiscalizzazioni di quote di stipendio (solo promesse) sono fuochi di paglia che non servono a nulla se non a lubrificare, ma solo in presenza di diffusa ingenuità, la campagna elettorale delle prossime elezioni europee.
Le risorse stanziate per il Servizio sanitario nazionale non bastano se davvero si vogliono abbattere le liste di attesa, diversamente significa che si vuole svuotare di efficienza e professionalità il Ssn per spostare la domanda di salute alla sanità privata o al “privato convenzionato”.
I 2,3 miliardi di euro previsti per il personale sono destinati a finanziare non solo il contratto della dirigenza medica e sanitari ospedaliera e del mitologico “territorio”, ma anche quello dei medici di medicina generale e degli specialisti ambulatoriali, e anche quelli dell’intero comparto sanità.
Il che rende lo stanziamento di poco superiore a quello del contratto appena concluso, molto al di sotto del valore reale che il mercato europeo riconosce ai professionisti della sanità e persino molto al di sotto del tasso inflativo nazionale.
Non si finanziano i contratti dei sanitari, si tagliano le loro pensioni e se ne riduce la rivalutazione; se non è una miscela esplosiva che sta per deflagrare questa cosa altro deve succedere perché il Governo si accorga di non aver mantenuto le promesse e di aver sbagliato tutto sulla sanità?
Il Ssn, per restare pubblico e universale, ha bisogno di interventi strutturali urgenti di tipo organizzativo e finanziario, sia per l’assistenza territoriale sia per quella ospedaliera: sblocco del tetto imposto da anni sulla spesa del personale, piano assunzionale straordinario, stabilizzazione dei precari, riforma della formazione e contratto formazione-lavoro, finanziamento adeguato dei contratti e dell’indennità di specificità professionale, defiscalizzazione del salario accessorio, corresponsione Tfs come il Tfr con assegno unico e non a rate ritardate, nonché abolizione di tutte le penalizzazioni pensionistiche previste dalla Manovra.”

In conclusione, Grasselli auspica di trovare delle risposte da parte del Governo nelle prossime settimane, magari per mezzo di un maxiemendamento.

CITATI: ALDO GRASSELLI
TAG: FVM, LEGGE DI BILANCIO, SINDACATI

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