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18 Novembre 2022 In un’Italia ancora maglia nera nella lotta all’antibiotico resistenza, qualche spiraglio si intravede con il settore veterinario che mostra dati incoraggianti.
Che l’Italia non si possa propriamente definire un paese virtuoso per quanto attiene la lotta all’antibiotico resistenza si sa già. E i dati esposti da Michele Cecchini dell’OCSE in occasione dell’evento organizzato dal Ministero della Salute per la giornata mondiale dell’uso prudente degli antibiotici, sono lì a dimostrarlo. Infatti, tra i Paesi EU l’Italia registra uno dei tassi più alti di AMR: il 35% e per il futuro le cose non andranno meglio. Un’infezione su tre, infatti, (il 75%) confermerà la sua resistenza. L’allarme più alto in area OCSE, però, lo fanno registrare gli antibiotici di seconda e terza linea, per questi la resistenza si attesterà rispettivamente al 45% e 228%. La causa di tutto ciò? Tra le principali, l’uso inappropriato, specialmente nell’ambito dell’assistenza primaria e della lunga degenza dove l’utilizzo fuori luogo oscilla tra il 50 e addirittura il 90%. Ovviamente con distinguo in base alle aree geografiche. E l’AMR ha anche dei costi da non sottovalutare. In Italia tra i più elevati: 5 euro pro capite in un anno con un impatto, da qui al 2050, pari a 11 miliardi. Un contrasto reale dell’AMR potrebbe portare al nostro sistema sanitario un risparmio annuo di circa 445 milioni.
Tante le aree di miglioramento: da quella umana a quella agricola, fino alla veterinaria. In ambito veterinario, tuttavia, i miglioramenti sono già visibili. Lo conferma il rapporto annuale dell'EMA sulla sorveglianza europea del consumo di antimicrobici veterinari (ESVAC). Il documento, infatti, mostra che, dal 2011, i paesi europei hanno sostanzialmente ridotto le vendite di antibiotici veterinari negli animali. Secondo i dati provenienti da 25 paesi e relativi al periodo 2011-2021, le vendite complessive di antibiotici veterinari sono diminuite del 47%. Il fatto poi che in alcuni paesi si sia arrivati anche al 60% fa capire come ci siano ancora margini di miglioramento.
La situazione veterinaria in Italia
Come sottolinea Angelica Maggio (DGSAF) i progressi ci sono stati e continuano ad esserci. Per quanto riguarda gli animali produttori di alimenti, ma anche per quelli di affezione. E questo grazie all’introduzione della ricetta elettronica. Per gli animali da reddito, poi, non va dimenticato che dal 2006 gli antibiotici coadiuvanti della crescita e con funzione di metafilassi sono stati messi al bando (anche quelli dei mangimi medicati). Ciò ha portato rispettivamente a una riduzione degli antibiotici rispettivamente del 30% e del 20%. Per il futuro si potrà contare anche sul nuovo PNCAR che – andando a puntualizzare e rafforzare alcune misure del precedente – è destinato ad avere maggiore efficacia. 27 le azioni specifiche previste per il settore veterinario tese a rafforzare: sorveglianza e monitoraggio; prevenzione delle infezioni; riduzione dell’uso di antibiotici. Tra le iniziative più interessanti lo sviluppo di un’app di cui potranno avvalersi i veterinari per testare la sensibilità dei pet agli antibiotici. Inoltre, si insisterà molto sulla prevenzione tramite l’adozione di pratiche di biosicurezza adeguate all’interno degli allevamenti. Per coadiuvare queste misure ci si potrà avvalere (anche se per ora solo su base volontaria) del sistema Classy Farm che valuta il livello di rischio degli allevamenti in base a specifici parametri.
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