Cani
03 Ottobre 2022 Uno studio trasversale condotto in Canada dal 2009 al 2018 mette in luce le principali condizioni di rischio.
Area geografica, stagionalità, taglia, età, sesso del cane e localizzazione in area urbana. Parlando di leptospirosi, sono queste le 6 variabili da tenere d’occhio. A suggerirlo uno studio di matrice canadese che si è posto l’obiettivo di valutare un set di dati clinici di risultati positivi del test PCR Leptospira canino così da determinare la distribuzione temporale (mese, annuale) e spaziale in Canada e identificare i fattori di rischio del cane, geografici e temporali per i cani test PCR positivi. Tale necessità sorge dal fatto che nonostante l'importanza della leptospirosi per la salute del cane, l'epidemiologia di questa malattia nei cani è poco conosciuta, specialmente in Canada. Ecco alcune delle evidenze principali: i cani più giovani hanno rivelato una probabilità significativamente maggiore di essere Leptospira -positivi rispetto ai cani anziani (referente ≥ 8,0 anni). Stessa cosa per i cani maschi rispetto alle femmine. La variabile razza ha evidenziato che i cani toy e terrier sono maggiormente a rischio di positività, come anche i cani tenuti in ambiente urbano. Quanto alla stagionalità, si è visto che da gennaio ad agosto, le probabilità previste che i cani risultassero positivi erano relativamente basse (generalmente < 10%) con deviazioni annuali minime (eccezione luglio-agosto 2017), mentre nella seconda metà dell'anno solare (settembre-dicembre), le probabilità previste erano generalmente più elevate (> 10%) con deviazioni annuali più pronunciate. Infine, differenze significative sono state osservate per periodo dell'anno (mese) tra diverse aree geografiche. Se ne conclude dunque che le significative interazioni bidirezionali tra le variabili evidenziate dallo studio, possono essere interpretate come fattori identificabili utili a supportare sforzi di prevenzione mirati. Naturalmente – è il monito degli estensori della ricerca – senza mai prescindere dalla vaccinazione cui è necessario ricorrere per dare massima copertura possibile all’animale.
Su CommuniVet, Jason Stull e Michelle Evason coautori dello studio ne spiegano in breve i punti clou.
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