avicoltura
01 Aprile 2022 L’EFSA tratteggia un quadro d’insieme dell’andamento dell’aviaria in Europa: ammontano a 3653 i casi riscontrati. In Francia e Italia gli allevamenti più colpiti, in Germania il numero più alto di segnalazioni tra gli animali selvatici
Sono 2653 i casi di aviaria ad alta patogenicità (HPAI) segnalati in Europa nel periodo compreso tra il 9 dicembre 2021 e il 15 marzo 2022: 1.030 sono stati riscontarti nel pollame, 1.489 in animali liberi in natura e 133 in uccelli in cattività. Questa una delle evidenze del rapporto EFSA di recente pubblicazione.
Altri dettagli, completano il documento dell'Autorità europea: sono 33 i Paesi interessati (UE/SEE e Regno Unito), con una prevalenza di casi nel pollame in Francia (609 e due cluster spaziotemporali), in Italia (131), in Ungheria (73) e in Polonia (53). Dei 17,5 milioni di uccelli abbattuti negli stabilimenti avicoli in questo periodo, ben 12,8 milioni erano in questi quattro Paesi. Per quanto riguarda gli uccelli selvatici, la maggior parte dei casi è stata segnalata da Germania (767), Paesi Bassi (293), Regno Unito (118) e Danimarca (74). Si tratta di segnali da monitorare con attenzione, dal momento che la circolazione continua dei virus HPAI negli uccelli selvatici migratori e residenti continuerà a rappresentare un rischio per l'industria avicola in Europa nei prossimi mesi. Servono dunque misure di biosicurezza adeguate, piani di sorveglianza e misure di rilevamento precoce nei diversi sistemi di produzione di pollame.
La genetica del virus
Dal documento dell’EFSA emerge che i risultati dell'analisi genetica indicano che i virus attualmente in circolazione in Europa appartengono al clade 2.3.4.4b. Alcuni di questi virus sono stati rilevati anche in specie di mammiferi selvatici nei Paesi Bassi, Slovenia, Finlandia e Irlanda che mostrano marcatori genetici di adattamento alla replicazione nei mammiferi. Qualche segnalazione, infine, di infezioni umane: una nel Regno Unito con A(H5N1), 17 in Cina con A(H5N6) e 15 in Cina e Cambogia con A(H9N2). Il rischio di infezione per la popolazione generale nell'UE/SEE è valutato basso, per le persone professionalmente esposte da basso a medio.
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