Alert sanitari
03 Maggio 2024Il ritrovamento in diversi siti pugliesi di zanzare del genere Anopheles sacharovi, storico vettore della malaria, ha fatto emergere la necessità di rafforzare la prevenzione e il monitoraggio di tale specie nel Sud Italia. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità non c’è però alcun rischio da temere
Il ritrovamento, lungo la costa salentina tra Lecce e Otranto, di zanzare del genere Anopheles (An.) sacharovi, circa 50 anni dopo l’ultima segnalazione, “non deve creare allarme per il possibile ritorno della malaria” in Italia. Lo ribadisce l’Istituto superiore di sanità (Iss) attraverso il proprio sito, dopo la scoperta di diverse larve in aree naturali protette, a basso o nullo impatto umano. Tra le ipotesi formulate, una presenza residuale delle zanzare nel tempo e un loro possibile lento ripopolamento, favorito dalla minore pressione delle attività antropiche e dall’assenza di trattamenti pesticidi a uso agricolo, oltre che da fattori climatici sempre più favorevoli.
Il ritrovamento
Nel settembre 2022 è stato raccolto un primo esemplare di An. sacharovi in un’area rurale del leccese, che ha portato un anno dopo a effettuare un’indagine entomologica mirata in diversi siti pugliesi. I dati ora pubblicati hanno mostrato che in 6 di questi, sono state trovate altre zanzare dello stesso tipo.
“Il ritrovamento di Anopheles sacharovi conferma, ancora una volta, la necessità di mantenere alta l’attenzione e rafforzare tutte le misure di prevenzione, oltre al monitoraggio entomologico per la sorveglianza dell’‘anofelismo residuo’, così come si sta già facendo per le altre malattie trasmesse da zanzare, quali la Dengue o la West Nile, con il Piano di sorveglianza nazionale delle arbovirosi” evidenzia l’Iss.
“Questa importante scoperta, frutto di una ricerca congiunta tra Istituto superiore di sanità, Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Puglia e Basilicata e Asl di Lecce – ricorda l’istituto – è stata pubblicata sulla rivista Parasites and Vectors, destando qualche preoccupazione nell’opinione pubblica per un possibile ritorno della malaria. La scoperta di Anopheles sacharovi non deve però destare allarme per un possibile ritorno della malaria in Italia, in quanto le condizioni socio-economiche e igienico-sanitarie del nostro Paese sono certamente molto diverse da quelle del passato. Inoltre, una specifica circolare ministeriale dà chiare indicazioni per la costante sorveglianza dei casi umani di malaria importata e stabilisce gli interventi da mettere in atto sul territorio in presenza di presunti casi autoctoni”.
L’Iss prosegue ricordando che la scoperta “è rilevante dal punto di vista scientifico e sanitario perché, dopo le opere di bonifica e la campagna di lotta antimalarica del secondo dopoguerra, questa zanzara era ritenuta ormai scomparsa dal nostro territorio. D’altro canto, appare chiaro che la sorveglianza entomologica è di estrema importanza ed è necessaria per prevenire il rischio di reintroduzione di questa malattia nel nostro Paese”.
La ricerca in questione, finanziata dal Ministero della Salute e più recentemente anche da fondi del Pnrr, è stata avviata in Puglia e Basilicata sin dal 2018, in alcune aree storicamente endemiche per la malaria. Fino ad ora erano state identificate solo Anopheles labranchiae, specie già segnalata in altre regioni italiane e ritrovata nel Gargano e nel Metaponto, e Anopheles superpictus, ritenuta un vettore secondario e presente in limitate aree della Basilicata. In entrambi i casi, comunque, le loro densità non sembrano epidemiologicamente rilevante.
TAG: ANOFELE, ANOPHELES LABRANCHIAE, ANOPHELES SACHAROVI, ANOPHELES SUPERPICTUS, ISS, IZS DELLA PUGLIA E DELLA BASILICATA, MALARIA, MINISTERO DELLA SALUTE, PNRR, PUGLIA, ZANZARESe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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