suini
15 Aprile 2024 Nei giorni scorsi è stata trovata nei pressi di Langhirano, patria del prosciutto di Parma, la carcassa di un cinghiale infetto da Psa. Il rischio ora è che Paesi esteri importatori decidano di sospendere i commerci con le aziende presenti in zone dove si registrano casi
A pochi chilometri di distanza da Langhirano, città conosciuta internazionalmente per la produzione del Prosciutto di Parma, nei giorni scorsi è stata trovata la carcassa di un cinghiale infetto. La vicenda rende sempre più probabile l’aumento dell’indice di rischio della zona, situazione che farebbe crollare le esportazioni del prodotto Dop, mettendo l’intero settore in crisi.
La vicenda
La peste suina è arrivata vicino a Langhirano, il più importante centro di produzione del prosciutto crudo di Parma Dop, uno dei prodotti certificati italiani più famosi al mondo. A pochi chilometri di distanza dalla città, infatti, è stata trovata la carcassa di un cinghiale affetto Peste suina africana, malattia non pericolosa per l’uomo ma mortale per i suinidi.
“Il cinghiale affetto da peste suina è stato trovato nel territorio di Varano de’ Melegari al confine con Sala Baganza e Calestano. Tra noi e il luogo del ritrovamento della carcassa c’è un altro comune, però certo la paura è tanta” ha commentato Paolo Tanara, produttore di prosciutto sia di Parma Dop sia di Filiera Emiliana, di suino bianco e nero, fuori dalla certificazione. “Stiamo aspettando di sapere se queste aree verranno ulteriormente estese oppure no”.
Al momento Langhirano si trova nella prima area di restrizione, ma i produttori sono in stato di allerta. Sono attese le decisioni dei Ministeri della Sanità, dello Sviluppo Economico, dell’Agricoltura e della Difesa per fra fronte al problema.
I rischi
Studi scientifici condotti parallelamente dalle Autorità sanitarie americane e italiane – Plum Island Animal Disease Center, Agricultural Research Service e Istituto Zooprofilattico Sperimentale Italiano di Brescia – hanno dimostrato che una stagionatura minima di 400 giorni è in grado di inattivare le principali malattie infettive del suino (afta, malattia vescicolare, peste suina classica, peste suina africana), offrendo una totale sicurezza dal punto di vista sanitario, anche nell’ottica di possibili futuri focolai. Il problema riguarda i salumi con una stagionatura minore di 400 giorni, ossia realtà che costituiscono una piccola nicchia di mercato.
Il rischio maggiore lo corrono le aziende che producono salumi. A rischio è, infatti, l’economia del prosciutto di Parma, una delle voci più importanti del nostro export. A seguito dei primi casi di peste suina nel gennaio 2022, Giappone, Cina, Messico e Corea del Sud hanno bloccato le importazioni di prosciutto di Parma e di altri salumi. La speranza ora è che altre nazioni, come Canada, Usa e Australia, mercati importanti per il settore della salumeria, non facciano lo stesso chiudendo le frontiere.
L’aumento del livello di rischio in cui si trova la zona di Langhirano renderebbe più problematica la vendita all’estero dei prodotti, perché gli altri Paesi difficilmente vorranno acquistare prosciutti provenienti da zone considerate infette. Con l’inevitabile crollo delle esportazioni, i prezzi del prosciutto sul mercato interno potrebbero quindi diminuire per eccedenza di offerta.
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