Animali selvatici
21 Febbraio 2024 A Samarcanda, in Uzbekistan, durante la conferenza stampa di apertura della COP 14 della Convenzione sulla Conservazione delle Specie Migratrici è stato pubblicato un rapporto sullo stato attuale e sul rischio di estinzione globale della fauna selvatica
Alla COP14 della Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici degli animali selvatici (Convention on the Conservation of Migratory Species of Wild Animals, Cms) che si è tenuta a Samarcanda, in Uzbekistan, dal 12 al 17 febbraio, è stato presentato il primo Report sullo stato delle specie migratici nel mondo, la valutazione più completa mai realizzata dalle Nazioni Unite in tema di specie migratorie. Il rapporto fornisce una panoramica globale dello stato di conservazione e delle tendenze della popolazione degli animali migratori, insieme alle informazioni più recenti sulle principali minacce e sulle azioni efficaci per salvarli.
Il rapporto
Quella che emerge dal rapporto non è una situazione confortante:
● Mentre alcune specie migratorie elencate nel Cms stanno migliorando, quasi la metà (44%) mostra un calo della popolazione.
● Più di una su cinque (22%) delle specie elencate è a rischio di estinzione.
● Quasi tutti (97%) i pesci elencati sono a rischio di estinzione.
● Il rischio di estinzione sta crescendo per le specie migratrici a livello globale, comprese quelle non elencate.
● La metà (51%) delle aree chiave per la biodiversità identificate come importanti per gli animali migratori elencati nel Cms non hanno uno status protetto, e il 58% dei siti monitorati riconosciuti come importanti per le specie elencate stanno registrando livelli insostenibili di fenomeni causati dalla pressione antropica.
● Le due maggiori minacce sia per le specie elencate che per tutte le specie migratorie sono lo sfruttamento eccessivo e la perdita di habitat dovuta all’attività umana. Tre specie su quattro elencate sono colpite dalla perdita, dal degrado e dalla frammentazione dell’habitat, e sette specie su dieci dallo sfruttamento eccessivo (incluso il prelievo intenzionale e la cattura accidentale).
● Anche i cambiamenti climatici, l’inquinamento e le specie invasive stanno avendo profondi impatti sulle specie migratorie.
● A livello globale, 399 specie migratorie minacciate o quasi a rischio di estinzione non sono attualmente elencate nel Cms.
Inger Andersen, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite e Direttrice Esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), ha dichiarato: “Il rapporto di oggi presenta le prove che le attività umane non sostenibili stanno mettendo a repentaglio il futuro delle specie migratrici, creature che non solo fungono da indicatori di cambiamento ambientale, ma svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento della funzione e della resilienza dei complessi ecosistemi del nostro pianeta. La comunità globale ha l’opportunità di tradurre quest’ultima scienza sulle pressioni cui sono sottoposte le specie migratorie in azioni concrete di conservazione. Data la situazione precaria di molti di questi animali, non possiamo permetterci di ritardare e dobbiamo lavorare insieme per trasformare le raccomandazioni in realtà”.
Le specie migratrici svolgono un ruolo essenziale nel mantenimento degli ecosistemi mondiali e forniscono benefici vitali, impollinando le piante, trasportando nutrienti chiave, predando i parassiti e aiutando a immagazzinare il carbonio. Preparato l’occasione dagli scienziati ambientalisti del Centro di monitoraggio della conservazione mondiale (World Conservation Monitoring Centre, Wcmc) del Programma ambientale delle Nazioni Unite (Unep), il Rapporto sullo stato delle specie migratrici del mondo utilizza i set di dati più affidabili e presenta contributi di esperti di diverse istituzioni, tra cui BirdLife International, l’International Union for Conservation of Nature (Iucn) e la Zoological Society of London (Zsl).
Il suo focus principale sono le 1.189 specie animali che sono state riconosciute bisognose di protezione internazionale e sono state presenta in un elenco, sebbene contenga anche analisi collegate a oltre 3.000 ulteriori specie migratorie. Le specie elencate nella Convenzione sono quelle a rischio di estinzione in tutto o gran parte del loro areale, o che necessitano di un’azione internazionale coordinata per migliorare il loro stato di conservazione.
Presentando il Report, Amy Fraenkel, segretaria esecutiva del Cms, ha dichiarato: “Le specie migratrici fanno affidamento su una varietà di habitat specifici in momenti diversi del loro ciclo di vita. Viaggiano regolarmente, a volte migliaia di chilometri, per raggiungere questi luoghi. Affrontano enormi sfide e minacce lungo il percorso, così come nelle destinazioni in cui si riproducono o si nutrono. Quando le specie oltrepassano i confini nazionali, la loro sopravvivenza dipende dagli sforzi di tutti i paesi in cui si trovano. Questo storico rapporto contribuirà a sostenere le azioni politiche tanto necessarie per garantire che le specie migratorie continuino a prosperare in tutto il mondo”.
L’elenco delle specie a rischio
Sebbene si siano registrate tendenze positive per numerose specie, i risultati del rapporto sottolineano la necessità di un’azione maggiore per tutte le specie migratorie. Per affrontare la conservazione le specie inserite nell’elenco serve una cooperazione internazionale. Molte delle minacce che queste specie devono affrontare sono fattori globali di cambiamento ambientale, che influiscono sulla perdita di biodiversità e sul cambiamento climatico. Affrontare il declino delle specie migratorie richiede un’azione trasversale da parte dei governi, del settore privato e di altri attori.
Negli ultimi 30 anni, 70 specie migratorie elencate nel CMS – tra cui l’aquila delle steppe, il capovaccaio e il cammello selvatico – sono diventate sempre più a rischio. Ciò contrasta con le sole 14 specie elencate che ora hanno uno stato di conservazione migliorato, tra le quali figurano le balenottere azzurre e le megattere, l’aquila di mare dalla coda bianca e la spatola dalla faccia nera. La cosa più preoccupante è che quasi tutte le specie di pesci elencate – compresi gli squali migratori, le razze e gli storioni – corrono un alto rischio di estinzione, con le loro popolazioni in calo del 90% a partire dagli anni ’70.
Il rapporto ha anche indagato quante specie migratorie a rischio non sono coperte dalla Convenzione, rilevandone ben 399, principalmente uccelli e pesci, tra cui molti albatros e passeriformi, squali e razze.
Minacce e interventi
La causa principale di declino delle specie migratorie è l’attività umana. Le due maggiori minacce, sia per le specie elencate nel Cms che per tutte le specie migratorie, sono lo sfruttamento eccessivo (caccia non sostenibile, pesca eccessiva, cattura di animali non bersaglio) e la perdita, il degrado e la frammentazione degli habitat derivanti da attività come l’agricoltura e l’espansione delle infrastrutture di trasporto ed energetiche.
Una priorità chiave è mappare e adottare misure adeguate per proteggere i luoghi vitali che fungono da siti di riproduzione, alimentazione e sosta per le specie migratorie. Quasi 10.000 delle aree chiave per la biodiversità del mondo sono importanti per le specie migratorie elencate, ma più della metà (per area) non sono designate come aree protette o conservate. Il 58% dei siti monitorati considerati importanti per le specie elencate sono minacciati da attività dell’uomo.
Inoltre, il rapporto mostra anche che sono possibili recuperi di popolazione e di specie ed evidenzia esempi di cambiamenti politici riusciti e di azioni positive, da quelle locali a quelle internazionali. Tra gli esempi, un’azione locale coordinata che ha visto la cattura illegale di uccelli ridotta del 91% a Cipro, e un lavoro integrato di conservazione e ripristino di grande successo in Kazakistan, che ha salvato l’antilope Saiga dall’orlo dell’estinzione.
Ma il Rapporto lancia un forte allarme e fornisce una serie di indicazioni per agire al più presto:
● rafforzare ed espandere gli sforzi per contrastare il prelievo illegale e insostenibile di specie migratrici, nonché la cattura accidentale di specie non target;
● aumentare le azioni per identificare, proteggere, collegare e gestire efficacemente siti importanti per le specie migratorie;
● affrontare urgentemente le specie a maggior rischio di estinzione, comprese quasi tutte le specie ittiche elencate nel Cms;
● aumentare gli sforzi per affrontare il cambiamento climatico, l’inquinamento luminoso, acustico, chimico e da plastica;
● prendere in considerazione l’espansione degli elenchi per includere specie migratorie più a rischio che necessitano di attenzione nazionale e internazionale.
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