Parassiti
30 Gennaio 2024 È stato pubblicato sulla rivista The Lancet Planetary Health uno studio sui virus trasmessi da zanzare che ha visto coinvolti diverse Università e Istituti di ricerca italiani
Sulla rivista The Lancet Planetary Health è stato pubblicato uno studio internazionale, coordinato da Stefano Merler e Piero Poletti della Fondazione Bruno Kessler, sulla potenziale capacità delle zanzare di trasmettere malattie, con una mappatura delle aree in cui la sorveglianza dei contagi e il controllo degli insetti dovrebbero avere la priorità. Coinvolti, tra i vari istituti di ricerca, la Fondazione Edmund Mach, l’Università di Trento, l’Università Bocconi di Milano, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e l’Università La Sapienza di Roma.
Lo studio
Nello studio è stata quantificata l’abbondanza giornaliera di due diverse specie di zanzare del genere Aedes (Ae. albopictus e Ae. aegypti) e il potenziale rischio di trasmissione locale (R0) di alcuni arbovirus (dengue, Zika e chikungunya virus), con un elevatissimo dettaglio di risoluzione spazio-temporale. Il modello computazionale utilizzato ha considerato i parametri biologici delle zanzare e i dati ambientali, come temperatura e precipitazioni, ed è stato calibrato sui dati di monitoraggio di zanzare condotti in 115 località in Europa e nelle Americhe tra il 2007 e il 2018.
Le stime del modello indicano che il rischio di trasmissione per questi arbovirus è alto nelle aree endemiche del Centro e Sud America e non trascurabile negli Usa meridionali (Florida, Texas, Arizona). La presenza di Ae. albopictus in aree tropicali e temperate potrebbe contribuire all’emergere di focolai di chikungunya e di cluster di casi di dengue autoctoni nelle aree temperate delle Americhe e nell’Europa mediterranea, in particolare in Italia, Francia meridionale e Spagna.
Stimare la distribuzione spazio-temporale delle diverse specie di zanzare vettori di malattie e del rischio associato di infezione da arbovirus è fondamentale per progettare adeguate azioni di prevenzione e ridurre il rischio di trasmissione di questi patogeni, sia in aree endemiche, sia in aree a rischio introduzione.
Oltre che degli istituti italiani, lo studio ha visto anche la collaborazione della Federal University de Minas Gerais di Belo Horizonte (Brasile), dell’Indiana University di Bloomington (USA), della Northeastern University di Boston (USA) e della University of Miami (USA).
I risultati
In generale, si è osservato che le tendenze climatiche in atto in questi anni aumenteranno la potenziale diffusione di entrambe le specie di zanzare, soprattutto in Europa e negli Stati Uniti.
Le stime mostrano che gli arbovirus considerati sono endemici nei Paesi tropicali e subtropicali, con i rischi più elevati di trasmissione in America centrale, Venezuela, Colombia e Brasile centro-orientale.
Per i rischi di trasmissione autoctona è stata stimata una marcata stagionalità nelle aree temperate sia delle Americhe che dell’Europa. In queste regioni, l’R0 per tutte le infezioni considerate risulta inferiore alla soglia epidemica tra dicembre e marzo nell’emisfero settentrionale e tra luglio e settembre nell’emisfero meridionale.
In Arizona, Florida e Texas, invece, è stato valutato un rischio potenziale di trasmissione autoctona non trascurabile di questi arbovirus.
La nicchia ecologica più ampia dell’albopictus potrebbe contribuire all’emergere di epidemie di chikungunya e di focolai di casi autoctoni di dengue nelle aree temperate delle Americhe, così come nell’Europa mediterranea in particolare in Italia, Francia meridionale, Spagna e Paesi Balcanici.
La situazione in Italia
Per quanto riguarda l’Italia, dallo studio è emerso che gran parte del territorio nazionale è esposto al rischio di trasmissione autoctona di chikungunya, come testimoniato dalle recenti epidemie in Emilia Romagna (2007), Lazio e Calabria (2017). Anche se l’assenza della zanzara Aedes aegypti rende meno alto il rischio di trasmissione autoctona di dengue e Zika, il rischio di trasmissione autoctona di dengue non è comunque trascurabile, come testimoniano i recenti focolai in Veneto (2020), Lombardia e Lazio (2023).
Inoltre, nell’evoluzione della situazione epidemiologica, va evidenziato quanto il clima di gran parte dell’Europa mediterranea sia favorevole a una reintroduzione della zanzara Aedes aegypti, specie non più osservata in modo permanente in Europa dagli anni 1950. Questo potrebbe quindi aumentare il rischio di trasmissione autoctona di dengue e Zika.
DOI: https://doi.org/10.1016/S2542-5196(23)00252-8
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