Professione
28 Novembre 2023 L’Inail ha pubblicato i dati aggiornati relativi ai casi di violenza accertati contro gli operatori sanitari nel corso del 2022. I numeri risultano in crescita rispetto al periodo della pandemia
Sono oltre 1600 i casi accertati di violenze e aggressioni nei confronti del personale sanitario verificatisi nel corso del 2022, secondo i dati aggiornati dall’Inail. Si tratta di una cifra superiore a quanto registrato sia nel 2021 che nel 2020, quando l’accesso alle strutture sanitarie era fortemente condizionato dall’emergenza Covid-19. Le aggressioni da parte di animali, subite principalmente da medicini veterinari, si aggirano attorno al 6%.
I numeri del 2022
I numeri sono stati pubblicati sul periodico Dati Inail, realizzato con la cura della Consulenza statistico attuariale dello stesso Istituto. Si tratta di un dato parziale, che non comprende i medici e gli infermieri liberi professionisti e non assicurati dall’Inail, così come i medici di famiglia e le guardie mediche, e sottostimato, in quanto non sempre la vittima denuncia; in alcuni casi non lo fa proprio per paura. Anche se in ripresa rispetto al biennio precedente, il dato è al di sotto di quanto rilevato prima della pandemia: tra 2018 e 2019, infatti, i casi di violenza erano stati oltre duemila l’anno.
L’analisi nel dettaglio
La maggior parte degli episodi sono violenze perpetrate da persone esterne alle strutture sanitarie, come i pazienti e i loro parenti, mentre sono molto più contenuti i casi di liti tra colleghi (circa il 7%), e le aggressioni da parte di animali, subite principalmente dai veterinari (circa il 6%).
Per quanto riguarda gli ultimi cinque anni (2018-2022), il 37% dei casi si concentra nel settore dell’assistenza sanitaria (ospedali, case di cura, istituti medici e universitari, cliniche), il 33% nei servizi di assistenza sociale residenziale (case di riposo, strutture di assistenza infermieristica, centri di accoglienza) e il restante 30% nel comparto dell’assistenza sociale non residenziale. Oltre il 70% delle persone aggredite è una donna, dato in linea con la composizione per genere rilevata nel settore.
Guardando alla professione, oltre un terzo degli aggrediti sono infermieri ed educatori professionali. Si tratta soprattutto di personale normalmente impegnati in servizi educativi e riabilitativi con minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani all’interno di strutture sanitarie o socio-educative. Seguono, con il 29% dei casi, gli operatori socio-sanitari delle professioni qualificate nei servizi sanitari e sociali e, con il 16%, le professioni qualificate nei servizi personali e assimilati, soprattutto operatori socio-assistenziali e assistenti-accompagnatori per persone con disabilità. Più distaccata, con il 3% dei casi, la categoria dei medici, che non include però nell’obbligo assicurativo Inail i sanitari generici di base e i liberi professionisti.
Tra i fattori che influiscono maggiormente sul verificarsi di questi episodi vanno inclusi sia quelli interni sia quelli esterni all’ambito lavorativo, come l’organizzazione ed erogazione dei servizi, i tempi di attesa, il contesto sociale ed economico, la tipologia di utenza, l’ubicazione e le dimensioni della struttura, il lavoro in solitaria.
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