Gatti
24 Marzo 2023 I risultati di una ricerca finanziata dalla Morris Animal Foundation e pubblicata su Plose One spiega perché un intervento sul microbioma intestinale del gatto potrebbe essere d’aiuto.
L’infezione cronica delle vie respiratorie superiori del gatto (FURTD) è una sindrome multifattoriale che colpisce le popolazioni feline di tutto il mondo. A causa della sua natura altamente trasmissibile, la FURTD infettiva è più diffusa dove i gatti vivono in gruppo, come i rifugi per animali. Numerose le conseguenze negative che vanno da una diminuzione dei tassi di adozione, all'intensificazione dei costi di assistenza fino all'aumento dei tassi di eutanasia. I segni clinici di FURTD includono malattie respiratorie acute, con una piccola percentuale di gatti che sviluppano sequele croniche. Si ritiene che i cambiamenti del microbioma della mucosa nasale svolgano un ruolo attivo nello sviluppo di segni clinici acuti, ma non è noto, invece, se il microbioma possa svolgere un ruolo nello sviluppo e nella progressione della malattia clinica cronica. Per colmare tale lacuna, i ricercatori finanziati dalla Morris Animal Foundation hanno voluto verificare se la struttura della comunità microbica dei microbiomi delle vie respiratorie superiori e dell'intestino differisse tra gatti con segni di FURTD cronica e gatti clinicamente normali. A questo scopo, sono state selezionate 8 famiglie con almeno un gatto che presentava FURTD clinico cronico e contemporaneamente si sono raccolti campioni da gatti conviventi clinicamente normali. La struttura della comunità microbica (intestinale e nasale) è stata valutata tramite il sequenziamento del rDNA 16S. Sono così state identificate 136 caratteristiche microbiche all'interno del microbioma intestinale e 89 in quello nasale, che si associavano in modo significativo alla presenza di segni clinici di FURTD attivi nei gatti con una storia di segni cronici. Se ne deduce quindi che la comunità microbica nasale e quella intestinale si associano alla presenza di un decorso clinico cronico, anche se sono necessarie ulteriori ricerche per confermare queste osservazioni. Tra gli aspetti potenzialmente più interessanti di questo studio - suggerisce la dott.ssa Brianna Beechler, assistente professore di ricerca presso l'Oregon State University nonché membro del team di ricerca - va annoverata la possibilità che “il microbioma intestinale possa essere un luogo di intervento nei gatti con infezioni nasali". Dal canto suo la dott.ssa Holly Arnold, autrice principale dell'articolo e studiosa post-dottorato presso l'Oregon Università Statale ritiene che il lavoro sia in grado di fornire “una base per ulteriori studi clinicamente rilevanti, come determinare se la somministrazione di probiotici orali possa essere una strategia efficace per ridurre i segni clinici tra gli animali del rifugio”.
Chronic clinical signs of upper respiratory tract disease associate with gut and respiratory microbiomes in a cohort of domestic felines Holly Kristin Arnold , Rhea Hanselmann, Sarah M. Duke, Thomas J. Sharpton, Brianna R. Beechler https://doi.org/10.1371/journal.pone.0268730
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