Gatti
28 Giugno 2024La gatta è un animale poliestrale stagionale la cui gravidanza comporta significativi cambiamenti fisiologici a livello anatomico, endocrino e metabolico. Conoscerne il corretto sviluppo è essenziale per monitorarne la gestazione
La gravidanza nella gatta è un periodo complesso e ricco di cambiamenti, simile e al contempo diverso rispetto a quella della cagna. Definita come periodo di intervallo tra l’accoppiamento fecondo e il parto, ha una durata compresa tra 52 e 74 giorni, con una media di 65,6 giorni. Questa variabilità è dovuta al fatto che il singolo accoppiamento non porta sempre all’ovulazione.
Ma quali sono i cambiamenti che vivrà la gatta durante la gravidanza? Ce lo spiegano Michela Beccaglia e Chiara Trovò nel volume Riproduzione del cane e del gatto, a firma della stessa dottoressa Beccaglia e della dottoressa Maria Carmela Pisu.
Durante l’accoppiamento, il pene del gatto, dotato di spicole cornee, provoca la distensione della vagina posteriore e induce la liberazione dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH). Per ottenere il rilascio di GnRH è necessario uno stimolo sufficiente, copulatorio o non copulatorio. Il picco di ormone luteinizzante (LH) si verifica entro pochi minuti dall’accoppiamento e, in caso di accoppiamenti ripetuti, è di maggiore ampiezza e durata, aumentando le probabilità che si verifichi l’ovulazione. Per ottenere un corretto picco di LH, e quindi l’ovulazione, sono necessari almeno 3-4 giorni di stimolazione da parte dell’estradiolo.
A differenza della coniglia, per la quale un singolo accoppiamento è sufficiente per indurre l’ovulazione, nella gatta sono spesso necessari più accoppiamenti e, pur esistendo una variabilità individuale, la maggior parte delle gatte richiede almeno quattro accoppiamenti per ottenere uno stimolo ovulatorio efficace.
Come nella cagna, l’ovulazione si verifica circa 48 ore dopo il picco di LH e tutti gli ovociti vengono rilasciati nello stesso momento, impedendo così il fenomeno della superfetazione. Quindi le cellule della granulosa dei follicoli ovarici subiscono la luteinizzazione e cominciano a produrre progesterone.
La fecondazione dell’ovocita avviene negli ovidotti e l’ovulo fecondato, che successivamente si evolve in morula e primo stadio di blastocisti, si sposta nelle corna uterine 4-5 giorni dopo il coito, quindi circa 3-4 giorni dopo l’ovulazione.
Questo intervallo di tempo permette all’utero di prepararsi a ricevere l’embrione: termina la fisiologica risposta infiammatoria, necessaria per rimuovere gli spermatozoi e le ghiandole endometriali, sotto l’influenza del progesterone prodotto dal corpo luteo gravidico, e inizia la produzione di sostanze nutritive (latte uterino) necessarie all’embrione per la sopravvivenza nella fase di preimpianto.
Le blastocisti si localizzano nell’utero e possono essere riconosciute come formazioni sferiche già a 13-14 giorni di gravidanza. La placenta della gatta, come nella cagna, è classificata in:
● Endotelio-coriale: il corion fetale è a diretto contatto con l’endotelio dei vasi materni, quindi si assiste a una completa erosione dell’epitelio endometriale e dell’interstizio sottostante. Le zone di contatto tra il corion e l’endometrio formano specifici punti di scambio di sostanze nutritive, di ormoni e di ossigeno;
● Zonata: è formata da una zona centrale dalla caratteristica forma a fascia rivestita da villi coriali. I villi coriali si identificano come piccole proiezioni presenti sulla superficie del corion che raggiungono l’endometrio uterino. La placenta zonata è formata da tre parti: 1) zona centrale: vascolarizzata e fondamentale per gli scambi metabolici, dove esternamente avviene l’inserzione della placenta sull’utero e internamente avviene l’inserzione del cordone ombelicale fetale; 2) zona marginale: caratterizzata da piccole lacune sanguigne a ciascuna estremità della precedente zona, vede l’accumulo di sangue parzialmente coagulato e ricco di utero-verdina, sostanza fondamentale per lo scambio di ferro dalla madre al feto; 3) zone distali del corion: trasparenti, poco vascolarizzate, deputate all’assorbimento di sostanze direttamente dal lume uterino.
● Labirintica: il labirinto placentare felino è caratterizzato da cellule giganti che sono assenti nella maggior parte delle placente endotelio-coriali delle altre specie. Queste cellule, derivate dal connettivo endometriale e che diminuiscono verso il termine della gravidanza, citologicamente sono caratterizzate da un citoplasma pallido e grandi nuclei singoli.
La placenta di un feto a termine gravidanza pesa 15-20 g, escluso il cordone ombelicale e le membrane.
Per approfondire l’argomento e conoscere anche i cambiamenti ormonali e parafisiologici della gatta in gravidanza leggi Riproduzione del cane e del gatto.
A cura di Grazia Lapaglia
CITATI: CHIARA TROVò, MARIA CARMELA PISU, MICHELA BECCAGLIASe l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
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