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18 Maggio 2022

Grasselli (Sivemp): su One health basta con i ruoli ancillari

Spazio ai veterinari e al loro ruolo nell’ambito del One Health: l’appello di Aldo Grasselli (Sivemp) sul palco di Roma, dopo aver evidenziato i problemi d’organico, sottolinea che la medicina veterinaria preventiva è uno scudo contro problemi spesso sottovalutati, e non può e non deve essere considerata come una funzione ancillare.

di C. Ignaccolo


Grasselli (Sivemp): su One health basta con i ruoli ancillari

“Lo scorso 12 aprile ho inviato una relazione dettagliata che evidenzia una progressiva inadeguatezza degli organici in quanto sta per andare in pensione il 30% dei medici veterinari dirigenti, quando già denunciamo una carenza del 17% sulle dotazioni organiche deliberate dalle ASL. C’è da chiedersi se interessa a qualcuno”: è con amarezza che Aldo Grasselli, Segretario nazionale del Sivemp, propone alla platea di 400 veterinari intervenuti al 51° Congresso nazionale del sindacato dei Veterinari Italiani di sanità pubblica, la  grave carenza di organico che affligge il settore. Eppure – prosegue Grasselli, che ha tutte le intenzioni di porre sotto i riflettori il problema – “gli effetti di una sanità pubblica veterinaria inadeguata è meglio preannunciarli! In estrema sintesi può significare che: Influenza Aviaria, Peste Suina Africana, Brucellosi, Tubercolosi, ed eventualmente Rabbia o Afta Epizootica, Food Borne Diseases, Antibiotico resistenza non saranno prevenute, combattute ed eradicate come nei decenni passati e come occorre a un paese del G7”. E i costi in termini di salute umana e animale, di patrimonio zootecnico e di mercati internazionali inaccessibili saranno evidentemente elevati.

Un j’accuse inevitabile, quello del segretario generale Sivemp, che coglie la balla al balzo anche per affrontare i tanti altri, pressanti temi del mondo veterinario. Come gli alert sanitari, ad esempio. “Le 117 malattie animali elencate dall'OIE – ricorda Grasselli - sono un’ampia gamma di pericoli incombenti che non ci devono cogliere impreparati. Più di 50 malattie della fauna selvatica, inoltre, possono avere un grave impatto sulla salute del bestiame e sulla salute pubblica e possono influire negativamente sulla conservazione della fauna selvatica stessa”.

E poi continua a preoccupare il fenomeno dell’antibiotico- resistenza: “Nel comparto zootecnico sono stati fatti notevoli passi avanti nella gestione dei farmaci antimicrobici e sarà comunque opportuno proseguire nel monitoraggio di queste filiere, ma occorre porre attenzione su altri ambiti di interfaccia uomo-animale. Cani e gatti sani, infatti, potrebbero trasmettere ai loro padroni batteri resistenti agli antibiotici o geni che svolgono un ruolo chiave nella resistenza batterica”. Come documenta uno studio condotto da una collaborazione dell'Università di Lisbona e del Royal Veterinary College di Londra.

Quanto al tema One health, Grasselli un sassolino dalla scarpa se lo leva volentieri: “La medicina veterinaria in questo contesto è stata sottovalutata. Nei panel di esperti che sorreggono le strategie delle politiche di prevenzione non sono quasi mai coinvolti esperti di sanità pubblica veterinaria, di malattie infettive animali e di sicurezza alimentare medici veterinari. Non ci piace una One Health in cui altri pensano che la One Health sia la loro e tutte le altre professioni e gli altri saperi siano tutt’al più ancillari”.

E proprio perché la salute del singolo è un tassello fondamentale per la salute di tutti, anche l’ambiente e la sua tutela sono parte integrante delle prerogative veterinarie. Come dimostra, per esempio, “uno studio pubblicato su Nature che evidenzia il legame tra cambiamento climatico e trasmissione virale dagli animali all’uomo. Gli animali selvatici che saranno costretti a cambiare i loro habitat, spostandosi in regioni con maggiori probabilità di contatto con gli esseri umani, possono sconvolgere il quadro delle malattie infettive per l’incremento del rischio di spillover virale e di importazione di germi antibiotico resistenti”.

Ma le sfide per la medicina veterinaria non finiscono qui. Ci sono quelle nuove e inedite come il problema della plastica, ricorda Grasselli, “che mangiamo nostro malgrado e senza saperlo è sempre più sotto i riflettori: uno studio della University of Victoria (Canada), pubblicato su Environmental Science & Technology, stima che ogni essere umano ingerisca da 39.000 a 52.000 particelle di plastica (microplastiche) l’anno, e anche il doppio se si prende in considerazione l’inalazione”.

Un lungo e articolato elenco di sfide e criticità, quindi, che Grasselli conclude con un epilogo già ampiamente contenuto nelle premesse: un appello perché si ripensino “gli assetti istituzionali della sanità pubblica”.  

Fonte: Agenda 2030 per la veterinaria pubblica: malattie infettive, cambiamenti climatici e crisi alimentari. SIVeMP-  Relazione del Segretario nazionale Aldo Grasselli

TAG: SIVEMP

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