alert sanitari
17 Marzo 2022 In due casi su tre, i capi non sono stati abbattuti, ma si è aspettato che si negativizzassero. Obiettivo? Verificare che all’interno delle aziende l’influenza aviaria non mutasse da bassa ad alta patogenicità
L’AUSL di Ferrara, avvantaggiata dalla bassa patogenicità dei casi riscontrati sul suo territorio, in due occorrenze su tre ha percorso una procedura alternativa di controllo dell’aviaria, riuscendo così a ridurre anche i danni economici arrecati agli allevamenti. Gli animali infetti, infatti, non sono stati abbattuti, ma si è atteso che si negativizzassero, operando un monitoraggio costante dell’infezione; solo successivamente sono stati macellati in sicurezza. La nuova metodica di controllo aveva l’obiettivo di verificare che all’interno delle aziende l’influenza aviaria non mutasse da bassa ad alta patogenicità. Come precisa infatti Gaetano Trevisi, dirigente Veterinario responsabile del Modulo organizzativo sanità animale di AUSLFE, “Noi siamo stati fortunati perché in entrambi gli allevamenti è arrivato il virus a bassa patogenicità, ma grazie ai test eseguiti in tempi ravvicinati, è stato possibile verificare che il virus non mutasse nella variante più patogena”.
Trevisi, poi, spiega il metodo adottato: “Abbiamo eseguito esami diagnostici ogni tre giorni e dunque l’attività di controllo è stata ‘ravvicinata’. In ognuno dei due allevamenti abbiamo eseguito fino ai 600 test. Una tempestività del tracciamento che ci ha permesso di tenere sempre sotto controllo il virus affinché fosse scongiurato quello che si teme di più in questi casi: l’abbattimento e lo smaltimento degli animali”. Un metodo ‘etico’ – come lo definisce lo stesso veterinario - che “ha permesso di evitare anche i costi, importanti, dovuti all’abbattimento, al trasporto e distruzione degli animali, che hanno così terminato il loro ciclo di allevamento, potendo essere destinati in sicurezza al consumo umano”.
Fonte: AUSLFE
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